Sono le 07.48, a prua la direzione segna il porto di Formia ed il mio volto appare ancora un po’ stanco e frastornato. Questo vuol dire solo una cosa: l’esperienza del Ventotene Europa Festival è giunta al termine. A bordo di questo traghetto cerco di riordinare le idee; mettere nero su bianco tutto ciò che l’aria salina dell’isola mi ha donato in questa settimana. Farlo non è semplice: la quantità di spunti di riflessione credo pervaderà i miei pensieri ancora a lungo però raccontare ciò che sono stati questi giorni rappresenta un’opportunità catartica, un modo per liberarsi e lasciare traccia di un’esperienza che ha certamente stimolato il mio pensiero critico e riflessione sulle grandi sfide che l’UE deve e dovrà presto affrontare.

La quotidianità ventotenese si è alternata tra tavole rotonde, panel e dialoghi all’insegna dei grandi temi dell’Unione: AI, cooperazione internazionale e futuro dell’UE, giusto per citarne alcuni. Esperti, docenti e associazioni si sono susseguiti nel dialogo e confronto con noi, giovani ragazzi e ragazze provenienti dall’intero continente, pronti a mettersi in gioco e capire quella che sarà la prossima Unione, dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno. Tutto ciò racchiuso in una cornice unica, quella di Ventotene, dove nel lontano 1941, per la prima volta, venivano piantate le radici di un futuro alternativo, all’insegna del federalismo europeo.

Certamente l’idea di Spinelli non si è realizzata, il federalismo europeo sembra ancora un lontano obiettivo, però in questi giorni ho avuto modo di confrontarmi quotidianamente, di far sentire la voce per le mie idee e capire cosa i miei coetanei pensassero sull’Unione. Seppur nel rispetto del pluralismo, un coro unanime si è fatto spazio: i giovani credono nei valori europei e vogliono essere al centro del futuro dell’Unione, che appare colmo di opportunità, ma ancora pervaso da altrettante contraddizioni. Come cita il Manifesto, “la via da percorrere non è facile né sicura”, tuttavia questo si appresta ad essere “l’anno delle scelte” e noi la nostra l’abbiamo fatta: abbiamo scelto di vivere e sentirci Europei.

 

L’articolo è stato scritto da Gaia Grassi, studentessa 21enne.