Non abbiamo ancora votato e già sappiamo però chi sarà il vincitore delle prossime elezioni: il debito pubblico. L’amara constatazione emerge dall’analisi dei titoli di stato che dovranno essere rinnovati nel prossimo quinquennio, quello appunto che vedrà all’opera il nuovo Parlamento e il nuovo governo. Si tratta di 900 miliardi di euro complessivi, una bella somma, se si considera che il monte debito totale è di 2.200 miliardi di euro. Il calcolo l’ha fatto Unimpresa. Tra gennaio 2018 e la fine del 2022, arrivano a scadenza, nel dettaglio, 47 miliardi di bot, 734 miliardi di btp, 85 miliardi di cct e 32 miliardi di ctz. Il totale dei titoli di Stato attualmente in circolazione è di 1.879 miliardi: 163 miliardi scadono entro la fine del 2017, 236 miliardi entro il prossimo anno, 187 miliardi nel 2019, 162 miliardi nel 2020, 162 miliardi nel 2021, 152 miliardi nel 2022, 141 miliardi nel 2023, 128 miliardi nel 2024, 62 miliardi nel 2025, 79 miliardi nel 2026, 48 miliardi nel 2027; altri 355 miliardi, poi, arrivano a fine corsa tra il 2028 e il 2067. Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa sui titoli di Stato in circolazione, su base dati Banca d’Italia, secondo la quale considerando i circa 100 miliardi annui di bot emessi e rinnovati l’ammontare complessivo di debito da rifinanziare nella prossima legislatura è ampiamente superiore a 1.000 miliardi.
Secondo l’analisi dell’associazione, il totale complessivo dei titoli di Stato in circolazione è pari a 1.879,6 miliardi. Nel dettaglio, i sottoscrittori di debito italiano hanno “in mano” 115,9 miliardi di bot, 1.581,4 miliardi di btp, 137,4 miliardi di cct e 44,8 miliardi di ctz.