La tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra nella Costituzione italiana. Con 468 voti a favore, 1 contrario e 6 astenuti, l’8 febbraio è stata definitivamente approvata alla Camera dei Deputati la proposta di legge costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 della Carta. Poiché il provvedimento era stato approvato dal Senato lo scorso 3 novembre con la maggioranza di due terzi, la legge non è da sottoporre a referendum ed entra subito in vigore, incidendo direttamente anche sull’ordinamento delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di tutela degli animali.
In due articoli un passaggio epocale. L’articolo 9 della Costituzione, tra i primi dodici dedicati ai Principi fondamentali, tutela già il patrimonio paesaggistico e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Con la riforma si aggiunge la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, “anche nell’interesse delle future generazioni” e viene specificato esplicitamente un principio di tutela gli animali. Nelle intenzioni, anche quelli d’allevamento. La modifica all’articolo 41 stabilisce inoltre che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’iniziativa economica, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana, prevedendo che le istituzioni, attraverso le leggi, i programmi e i controlli, possono orientare l’iniziativa economica pubblica e privata non solo verso fini sociali, ma anche verso quelli ambientali. Questo è un passaggio molto importante, come ha commentato anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “L’uomo, anche nella nostra Carta, riconosce che sono necessari limiti alla propria azione, pena la catastrofe. Poche lettere cambiano la gerarchia dei beni da tutelare…Non un vincolo ma una condizione ed insieme un obbiettivo per la vita sociale ed economica“.
Una Costituzione green. È questo quindi che diventa la nostra Carta, ponendosi al passo con i valori di tutela dell’ambiente e degli animali, sancendo come principi la difesa degli interessi delle future generazioni e dando indicazione all’economia di non danneggiare salute e ambiente. Integrare la Costituzione è sempre un segnale importante perché, in qualche modo, ratifica qualcosa che nella comunità è venuto a maturazione. Temi sui quali si sta diffondendo autentica sensibilità e coinvolgimento. In questo senso, l’inserimento esplicito dell’”interesse delle future generazioni” deriva probabilmente dalla scrollata alle coscienze venuta negli ultimi anni proprio dai più giovani, preoccupati del loro futuro e sempre più consapevoli del loro presente.
Perché non rimanga lettera morta, il dettato costituzionale dovrà ora tradursi in atti concreti. Una strada è quella indicata ad esempio dalla Cisl, che chiede di destinare almeno il 37% delle risorse del Pnrr al miglioramento ambientale e alla difesa del territorio, assicurandosi nel contempo che le restanti risorse non siano impiegate in azioni che possano arrecare danno all’ambiente stesso. Avviare un percorso virtuoso che abbia come priorità la tutela ambientale e la valorizzazione del lavoro attraverso politiche attive del lavoro, riqualificazione e nuove competenze per lavoratrici e lavoratori necessarie allo sviluppo e alla realizzazione di politiche di difesa ambientale. Da altre parti si è richiamata l’attenzione sui grandi progetti del Paese, le Grandi Opere da ripensare in chiave realmente ecosostenibile. Principi costituzionali cui ispirarsi, leggi concrete e sanzioni ad accompagnare una rivoluzione culturale nella salvaguardia della biodiversità, nel valore attribuito alla vita degli animali e nel contrasto ai cambiamenti climatici.