L’Italia è già un paese fortemente integrato tanto che un lavoratore su dieci è straniero. In tempi di discussione sul contributo degli immigrati ai conti pubblici e di porti che si chiudono ai migranti, giunge opportuno il rapporto dello stesso Ministero del Lavoro sui cittadini stranieri occupati in Italia. Vengono sfatate parecchie leggende, numeri alla mano.
Innanzitutto i numeri. La presenza dei 3.714.137 cittadini non comunitari che soggiornano regolarmente in Italia è caratterizzata da una maggiore concentrazione al Nord (62%), seguito dal Centro (24,2%) e dal Mezzogiorno (13,9%). Milano e Roma ne accolgono più di un quinto: in queste aree hanno richiesto o rinnovato il permesso di soggiorno, rispettivamente, il 12% e il 9,3% dei cittadini non comunitari. Seguono Torino, Firenze, Napoli e Bologna con percentuali comprese tra il 2,3% e il 3,2%, mentre le altre città metropolitane ne accolgono meno del 2%. Le diverse aree metropolitane sono spesso caratterizzate dalla presenza di una specifica comunità migrante: ad esempio, a Bari è forte l’incidenza dei cittadini albanesi (un terzo dei non comunitari presenti nell’area metropolitana). La comunità ecuadoriana mostra una presenza significativa a Genova(26,2%), quella srilankese a Messina (24,8%); a Torino è presente una importante componente di cittadini marocchini (23,7%), a Napoli si rileva una forte incidenza della comunità ucraina (23,8%).
Nelle città metropolitane geograficamente più esposte ai flussi non programmati è elevata l’incidenza dei titolari di protezione internazionale. A Catania sono il 36,7% dei non comunitari regolarmente soggiornanti (incidenza aumentata di 33 punti percentuali negli ultimi 7 anni). Seguono Reggio Calabria con il 36% (+26 punti percentuali dal 2015) e Bari con il 26,7% (+14,4 punti in 7 anni). I permessi di soggiorno per motivi familiari rappresentano, invece, circa la metà di quelli totali in città come Bologna, Torino e Venezia (rispettivamente 48%, 45% e 44,9%).
Il tasso di occupazione della popolazione non comunitaria oscilla dal 49,3%, rilevato a Reggio Calabria, al 69,1% dell’area metropolitana di Roma. Il tasso di disoccupazione risulta minimo a Roma (9,9%) e massimo a Genova (25,8%); con riferimento al tasso di inattività, Genova e Roma fanno registrare i valori più bassi, mentre Reggio Calabria, Venezia e Palermo i più alti.
A Milano, Firenze e Roma si registra la maggiore incidenza di cittadini non comunitari tra i titolari di imprese individuali (rispettivamente 24,9%, 20,9% e 19,5%). Roma, Milano e Napoli sono le città metropolitane con il maggior numero, in termini assoluti, di imprese individuali a titolarità non comunitaria (rispettivamente 36.110, 32.210 e 17.560).