Continua il ciclo di incontri Scuola d’Europa 2024 presso le sedi di diversi licei romani. Ospite al Mamiani il vicedirettore dell’ANSA, Stefano Polli, analista di geopolitica internazionale – già inviato speciale in diversi teatri di guerra e ai grandi summit internazionali di Ue, G7, G8, G20, Onu e Nato – che ha parlato della politica estera e di difesa dell’Unione europea a una platea di oltre cento studenti. Moderato da Chiara Esposito e Damiano Ranca, collaboratori de La Nuova Europa, Polli ha presentato ai ragazzi nuove chiavi interpretative sulle grandi questioni contemporanee in un contesto che si mostra sempre più polarizzato e sempre meno intellegibile.
Conflitti di estrema prossimità, relazioni NATO-Ue piuttosto tese, interrogativi su una difesa comune europea e sulle riforme istituzionali necessarie per un allargamento dei 27 hanno fatto da filo conduttore alle riflessioni del giorno. Questioni al contempo cruciali e complesse tanto da chiedersi: come vengono e come andrebbero trasposti dai media fenomeni simili? È questo il dubbio utile per far emergere quanto sia difficile veicolare le notizie senza strumentalizzarne la narrazione e quanto però, da parte del pubblico, sia necessario continuare ad interrogarsi per affidarsi ad un’informazione di qualità. Polli lo riassume sottolineando: “C’è un concorso di colpa nella lettura degli eventi; i media sono chiamati ad essere chiari e a raccontare senza dare nulla per scontato, le istituzioni sono chiamate alla trasparenza e voi giovani siete chiamati alla curiosità e alla ricerca”.
Ad appassionare particolarmente la platea sono state le recenti dichiarazioni di Donald Trump che ricorda ai Paesi europei le proprie mancanze in materia di spesa militare e standard NATO. Sicuramente un valido espediente per tornare a parlare della necessità per l’Unione di giungere a una difesa comune. Ci sarà sicuramente, secondo Polli, l’approdo a un progetto simile – a trazione francese dato il potenziale nucleare e militare – e ancor di più il progressivo venir meno del diritto di veto per gli Stati membri. Per parlare però di una vera e propria autonomia strategica e di votazioni a maggioranza qualificata dovremmo aspettare, aggiunge.
Ma non si è parlato solo di rapporti atlantici. Gli studenti hanno cercato risposte anche rispetto alla proiezione geopolitica europea nei confronti dei Paesi africani, inevitabilmente collegata alla questione migratoria e in un’ottica di riappropriazione d’influenza su quei mercati che faranno da ago nella bilancia globale. È nel Sahel infatti – continua il vicedirettore – che si gioca il futuro di molti equilibri internazionali già sotto gli occhi di chi osserva, ad esempio, l’atteggiamento russo e cinese nei vari scenari del continente.
Queste sono però solo alcune delle sfide che l’Unione e il nuovo Parlamento europeo saranno chiamati ad affrontare, proprio quel Parlamento che verrà eletto da giovani ben consapevoli del proprio ruolo di cittadini e difensori della democrazia.