Semplificare l’iter di accesso ai finanziamenti europei e ridurre la molteplicità di norme che sono spesso un ostacolo difficile da superare per chi si occupa della gestione dei fondi o per le imprese che desiderano richiedere un finanziamento dell’UE è l’obiettivo che il gruppo di esperti indipendenti sulla politica di coesione auspica per il prossimo futuro.
Istituito dalla Commissione nel 2015 allo scopo di individuare le opportunità per eliminare le inutili complessità delle norme della politica di coesione, gruppo ad alto livello ha contribuito, in misura significativa, sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e sulla riflessione del bilancio post 2020.
I dati contenuti nell’ultima relazione finale per un quadro dei fondi UE semplificato dopo il 2020, consegnata l’11 luglio, dimostra, infatti, che nonostante i risultati positivi della politica di coesione dell’Unione, l’attuale burocrazia rimane un ostacolo.
“Semplificare l’accesso ai fondi di coesione dell’UE – ha dichiarato Il Presidente del gruppo ad alto livello Siim Kallas – e le modalità per impiegarli contribuirà certamente ad avvicinare i cittadini all’Unione.”
Secondo il gruppo la struttura attuale delle norme è efficace, ma è necessario fare un pò di ordine. Il regime di gestione concorrente dovrebbe essere mantenuto per garantire la fiducia reciproca e l’appropriazione degli obiettivi comuni in materia di crescita e occupazione. Ma le norme più semplici sono quelle il cui numero è limitato: il gruppo suggerisce quali contenuti sopprimere o ridurre drasticamente.
Ciò che emerge è la necessità di armonizzare le norme dei diversi fondi e strumenti dell’UE per quanto riguarda gli aiuti di Stato, gli appalti pubblici e i metodi di rimborso dei costi, in modo da agevolare le sinergie e consentire ai beneficiari di presentare domanda presso diverse fonti di finanziamento dell’UE per uno stesso progetto.
Il gruppo suggerisce dunque di limitare le norme dell’UE alle priorità strategiche di investimento e ai principi di spesa. I finanziamenti dell’UE sarebbero erogati tramite i meccanismi amministrativi nazionali esistenti e l’attività di audit della Commissione sarebbe limitata. Lo Stato membro e la Commissione si accorderebbero sulle riforme strutturali da realizzare e sui risultati concreti che danno diritto ai rimborsi.