Yorai Feinberg, 36 anni, è venuto di recente da Israele per aprire il suo locale nel centrale quartiere di Schöneberg, nella Fuggestrasse, non lontano dalla storica pensione dove abitò Christopher Isherwood, l’autore di Good by Berlin, da cui fu tratto il musicale e poi il film Cabaret. Tutto è cominciato un sabato sera. Un uomo davanti all’ingresso ha lanciato a lungo minacce e insulti contro gli ebrei che tornano a Berlino, e che massacrano i palestinesi. L’amica di Yoral ha registrato la scena con il cellulare, e il video di sei minuti è stato consegnato alla polizia. L’uomo, un tedesco di 60 anni, è stato arrestato, già noto per piccoli reati, ed era ubriaco. Denunciato per disturbo alla quiete pubblica e minacce, il processo deve ancora cominciare. Del caso si è occupata la comunità ebraica, e l’ambasciatore d’Israele in Germania. All’inizio Feinberg ha ricevuto diverse testimonianze di solidarietà. Un incidente senza importanza?
Ma da allora, il ristoratore continua a ricevere minacce, anche di morte, in gran parte di immigrati musulmani: «Il tuo locale verrà bruciato», «Verrai gasato», «Solo i tedeschi credono ai campi di sterminio». Alcuni chiedono il boicottaggio delle importazioni da Israele. Feinberg le ha raccolte in un dossier di 31 pagine che ha consegnato di nuovo alle autorità. Ma non è avvenuto nulla. «Difficile identificare gli autori», si giustificano gli inquirenti. Ma in realtà, richiederebbe solo un minimo sforzo risalire ai computer da cui sono partite, e continuano a giungere le minacce. Sono stati identificati solo undici, ma anche contro di loro si è deciso di non procedere. La situazione è paradossale: per paura di essere accusato di razzismo se si denunciano i problemi creati dall’arrivo di molti profughi musulmani, si finisce per non voler vedere quanto accade.