Per gentile concessione dell’autore, vicedirettore ANSA e componente del Consiglio direttivo dell’Associazione La Nuova Europa
Putin prova a riportare indietro le lancette dell’orologio della storia fino agli anni della guerra fredda e della contrapposizione tra est ed ovest. Il conflitto lanciato da Mosca – l’avanzata dei carri nel cuore dell’Ucraina, i morti civili, i profughi in fuga, le città bombardate, i missili sulle infrastrutture strategiche – rappresenta una tipica guerra del Novecento di cui il leader russo ha mostrato di avere molta ‘nostalgia’ nel recente discorso alla nazione, nella chiamata alle armi rivolta alla ‘grande madre Russia’.
Sono scene che in Europa si sperava di non dover veder più, che portano sgomento, terrore e angoscia. Ma il tentativo di riscrivere la storia e anche i confini della geografia – volendo riportare l’Ucraina nella sfera di influenza russa, come ai tempi dell’Urss – non rappresenta soltanto una violazione eclatante del diritto internazionale e della sovranità e integrità di un Paese indipendente. Si tratta di un attacco violento al sistema internazionale nato dalla fine della guerra fredda, all’Occidente, ai suoi valori e ai suoi principi. La scommessa del presidente russo è trasparente quando dice di ‘essere pronto a tutto’ e minaccia ‘conseguenze mai viste’ a chi oserà ‘interferire’ nella guerra di Mosca contro Kiev. E in poche ore i tank di Putin sono giunti alle porte della capitale perché l’obiettivo esplicito è la ‘giunta al potere a Kiev’.
Dopo la Georgia, il Kazakhstan, la Bielorussia, la Crimea e il Donbass, adesso è la volta di riportare l’Ucraina nel ‘cortile di casa’ in un tentativo di ricreare quell’impero sovietico che la storia ha cancellato da tempo. È evidente che Putin punta sulle divisioni interne e sulle diverse sensibilità dell’Occidente, sulla presunta debolezza di Usa e Ue. Mosca non ha problemi a lanciare, violando ogni regola e ogni principio internazionale, le sue colonne corazzate su territori stranieri ed è convinta che nessun Paese occidentale abbia voglia e la forza di fare altrettanto. Ha ragione ma non è questo il punto. La risposta occidentale non sarà militare, almeno in questa fase e speriamo mai. Ma potrà fare molti danni alla Russia se i leader di Usa e Ue faranno sul serio nel varare le sanzioni economiche, isolando per lungo tempo e chiudendo per anni Mosca in un angolo dal punto di vista economico, commerciale e finanziario. Sanzioni di questo tipo possono essere devastanti ma Usa e Ue devono essere pienamente consapevoli che si tratta di armi a doppio taglio in un mondo globalizzato, interdipendente ed interconnesso. La difesa dei valori della democrazia avrà inevitabilmente come effetto collaterale problemi economici anche nei Paesi europei.
Basta pensare alle forniture di gas, alla dipendenza dei Paesi europei dai gasdotti che arrivano dall’est. Nel frattempo la Nato ha annunciato un nuovo dispiegamento di truppe e armamenti nei Paesi orientali dell’Alleanza, a cominciare dai Paesi baltici, quindi proprio ai confini con la Russia. Ed ha attivato l’articolo 4 del Trattato che riguarda le consultazioni di emergenza quando un Paese membro viene minacciato. E in questo Putin, purtroppo, ha avuto ragione: quelle di oggi sono scene che arrivano direttamente dagli anni della Guerra fredde. Per molto tempo nulla potrà più essere come prima, indipendentemente da come andrà a finire la guerra ucraina.
Putin ha tragicamente e lucidamente stracciato tutto: fiducia, dialogo e contatti diplomatici. Adesso siamo e saremo ancora per diverso tempo al muro contro muro e alle sanzioni. Il leader russo ha strappato dai libri di storia le pagine degli ultimi venti anni. Per rimetterle al loro posto ci vorrà molto lavoro e molto tempo.