La cosa è buttata lì quasi per caso, pur sempre in prima pagina, ma solo come dato statistico. La borsa tecnologica americana ha superato il picco del 2000, quando tutti impazzivano per la New Economy e tante industrie tradizionali pensarono che aprendo semplicemente una pagina internet si sarebbero trasformate di colpo nelle aziende del futuro. Sappiamo tutti come è andata a finire. Iniziato il nuovo millennio la bolla delle ‘dot.com’ scoppiò in modo fragoroso. Ne sappiamo qualcosa anche noi, Tiscali in Italia era arrivata a capitalizzare più della Fiat e la gente divorava i giornali finanziari manco fossero quelli sportivi. Il mercato dovette subire una bella recessione, aggravata dall’attacco delle Torri Gemelle di New York nel settembre del 2001.
Il Financial Times, fatti i debiti scongiuri, torna così sul luogo del delitto e sotto il titolo ‘’Amazon si unisce al club da 500 miliardi di capitalizzazione’’ ricorda che la scorsa settimana l’indice tecnologico S&P 500 di Wall Street ha appunto superato quel fatidico record. Intanto, tutto è cambiato. A guidare il mondo ci sono appunto le big five, al posto delle big three automobilistiche di Detroit. Si tratta di Amazon (503 miliardi di dollari di capitalizzazione in borsa), Microsoft (577 miliardi), Google (641 miliardi), Facebook (500 miliardi) e Apple (805 miliardi). La mela che fu dei Beatles è la vera regina dei listini, che molti considerano azienda digitale quando in realtà è una manifatturiera, visto che assembla l’oggetto del desiderio del pianeta. Insieme, le componenti del G5 in borsa valgono quasi quanto il Pil della Germania ma superano ampiamente quello di Francia, Italia e Gran Bretagna, evitano ogni ostacolo, vivono in una condizione di incredibile extraterritorialità dovuta alla (presunta) neutralità della rete.
Da tempo qualcuno sostiene che questi valori sono gonfiati ma pensare che la situazione possa ripetersi come nel 2001 sarebbe fuorviante. Le ‘big five’, che possono contare su Facebook, vera ‘’digi-nazione’’ con due miliardi di popolazione, sono ormai degli Stati: che notoriamente, salvo alcune eccezioni, raramente vanno in default.

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