Per fortuna che Mario (Draghi) c’è. Parafrasando la canzone dedicata a Silvio Berlusconi, si potrebbe dire che la mancanza di un governo italiano non sta intaccando la sua economia. Ma solo grazie alla tutela che arriva da Francoforte. Restano gli stimoli del QE della Bce, i titoli di stato continuano ad essere acquistati dall’Eurotower, i tassi d’interesse rimangono bassi. Tutte condizioni che rendono tranquilla la situazione del nostro paese. Per quanto? Durante la consueta conferenza stampa, Draghi, al solito impassibile e impenetrabile anche per quegli scienziati giapponesi che passano il tempo a studiarne i muscoli facciali, non si è sbilanciato sulla fine del Quantitative Easing, che proseguirà almeno fino a settembre, ne’ ha mostrato particolare preoccupazione per la leggera frenata del Pil. E così tutto sembra fermo in uno strano limbo che avvolge l’Italia e con essa l’Europa. La Banca Centrale Europea ha perciò lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. I tassi di interesse della Bce resteranno sui livelli attuali per un periodo prolungato di tempo e ben oltre la fine del Qe. Ecco il passaggio chiave. La Bce “intende condurre acquisti netti di titoli all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione”. Insomma, la ricerca di un governo può andare avanti tranquilla per mesi, lo spread resterà a cuccia.
Sul fronte economico, il presidente della Bce Draghi ha lasciato intendere che la ripresa sta perdendo il suo slancio, cosa che potrebbe complicare la vita dei paesi ad alto debito, come l’Italia.”La crescita dell’Eurozona – ha detto Draghi – dà segnali di moderazione ma rimane coerente con le prospettive di ripresa dell’inflazione. Cautela ma anche “immutata fiducia” da parte dell’Istituto sul fatto che l’inflazione gradualmente stia risalendo verso l’obiettivo prossimo al 2%. Si tratta, per la verità, di un percorso lentissimo di rialzo dei prezzi. Cautela anche sulle misure protezionistiche degli Stati Uniti. “Le misure commerciali annunciate dagli Usa – ha concluso Draghi – devono ancora essere tradotte in realtà, ma se vi fosse un’escalation con una corsa ad alzare barriere commerciali vi sarebbero dei rischi e ciò “preoccupa”. La politica monetaria della Bce richiede quindi ancora “pazienza, prudenza e persistenza. Serve una valutazione attenta, un monitoraggio di tutte le informazioni importanti” prima di annunciare le prossime mosse sul quantitative easing”, ha concluso Draghi in risposta a una domanda della stampa teutonica, decisamente interessata. Rispondeva ai tedeschi ma parlava agli italiani.
Le consultazioni, con le loro liturgie e l’andamento lento, possono proseguire. Per ora.