I cittadini europei riconoscono l’UE come una incompleta Res Publica che crea più danni che altro. È ora che per gli europeisti se ne convincano. L’Unione ha un budget minuscolo (0,9% del PIL) e nessuna autonomia finanziaria, mentre le sue competenze e poteri sono incompleti per far fronte con successo alle crisi attuali. Ha un potere legislativo, un potere giudiziario e una Banca Centrale Europea con caratteri sostanzialmente federali. Ma la democrazia è la possibilità per i cittadini di scegliere il governo, responsabile di fronte ai cittadini. Perché l’Unione funzioni e sia pienamente democratica le sue decisioni – incluso il bilancio, la politica estera e di difesa, e la riforma dei trattati – devono essere quindi prese con il voto a maggioranza qualificata, che rappresenta la maggioranza dei cittadini e degli Stati europei. La Commissione Europea deve evolvere in un vero governo, senza aspettare che le urne salvino i governi in carica a fronte dei partiti populisti, deve essere legittimata attraverso le elezioni europee. I partiti europei dovrebbero designare il loro candidato alla presidenza della Commissione alle elezioni europee, da sottoporre a consultazione popolare, come avviene negli Stati Uniti. I festeggiamenti, le Europe a due velocità sono solo inutili palliativi che allontanano ancora di più la gente dalle istituzioni. Solo così l’Unione uscirà dall’angolo e per questo La Nuova Europa ha sottoscritto l’appello della Marcia per l’Europa di Roma del 25 marzo 2017 e sarà in piazza a marciare.
Gli europei sono il 7% della popolazione mondiale, producono il 25% del Pil totale e consumano il 50% del welfare planetario. Tuttavia sono sempre più diffuse le pulsioni a smontare l’Unione, quando sarebbe invece cruciale rafforzarla, nel momento in cui si festeggiano i 60 anni del Trattato di Roma e nel momento in cui alla globalizzazione si risponde con il nazionalismo di Trump, May e Putin e dei loro emuli europei.
Per rispondere a questa ondata di populismo, occorre anche smontare i tanti luoghi comuni su cui si basano le tesi di chi vorrebbe tornare a confini e monete nazionali. Per quanto riguarda i flussi migratori, non siamo affatto di fronte ad un’invasione, sebbene Germania, Francia e altri quattro Paesi del Nord vorrebbero un’ulteriore sospensione dell’accordo di Schengen”. Ognuno tra Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna ha accolto tra i 100 e i 200.000 profughi. Solo l’anno scorso c’è stato il picco di un milione di ingressi nei lander tedeschi. Ma anche in Italia vanno smontati alcuni luoghi comuni: a fronte dei 3 miliardi di costi per gestire l’emergenza profughi, i benefici derivanti dal flusso migratorio sono rilevanti. Nel 2014 i contributi INPS versati da lavoratori extracomunitari ammontavano a circa 8 miliardi a fronte di prestazioni pensionistiche pari a circa 642 milioni e non pensionistiche pari a 2,420 miliardi, con un saldo positivo quindi di circa 4,5 miliardi di euro. E a livello fiscale i contribuenti stranieri hanno dichiarato nel 2014 redditi per 45,6 miliardi, versando 6,8 miliardi di Irpef. Anche sugli effetti del Quantitative Easing della Bce vanno sfatati i miti che vogliono l’Italia principale Paese beneficiario. Confrontando le variabili fotografate nel primo mese del 2015 (anno del varo del QE) con le ultime disponibili, sempre dello stesso anno, si dimostra che è la Germania ad aver goduto di più dalla politica monetaria di Francoforte. Serve chiarezza anche su chi ha guadagnato di più dalla partecipazione all’Unione. Ogni tedesco ha “speso” 1.034 euro per l’Europa, gli italiani 623 pro-capite, mentre gli spagnoli hanno ricevuto a testa 335 euro, i polacchi 1.522, i portoghesi 2.100, la Grecia 2.960 euro netti a cittadino ellenico. Passando invece alla ripartizione delle risorse strutturali comunitarie, si scopre che cresce la percentuale di denaro spettante all’Europa centro-orientale (177,57 a 180,93 miliardi, +2,6%) rispetto a quella dell’Europa occidentale (da 169 miliardi agli attuali 140, -16%). Dunque proprio nei Paesi dell’Europa dell’Est, dove si erigono nuovi muri contro i migranti, i trasferimenti strutturali comunitari sono diventati sempre più rilevanti, pesando ormai tra il 2 e il 3% del Pil. Questi sono i fatti mentre si aprono, a cominciare dall’Olanda, le prime urne che confermano spinte nazionaliste non maggioritarie. Poi si può scendere dall’euro come da un taxi ma la destinazione resta sconosciuta.
P.S.
Il 14 febbraio 1984 il Parlamento Europeo adottò il Progetto di Trattato che istituisce l’Unione Europea, il cosiddetto progetto Spinelli, che puntava verso un’unione politica, e che gli Stati membri ancora oggi ignorarono. Il Parlamento europeo, l’unico organo dell’UE eletto direttamente, deve prendere una nuova iniziativa per rilanciare l’UE su una più forte base democratica. Parlare di unioni bancaria, fiscale, economica, energetica, della sicurezza, della difesa e della politica ha senso solo all’interno di una vera Unione Europea democratica, con tutte quelle politiche sotto la responsabilità di un vero governo europeo. Altrimenti sono solo chiacchiere da cerimonia.
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