Sarebbe meglio mettere una bella scritta davanti al cantiere dell’eterna riforma pensionistica: chi tocca i fili muore. È un po’ questo il messaggio che arriva alla politica dagli organismi tecnici: non innalzare, come previsto dalla riforma Fornero, l’età di uscita dal lavoro a 67 anni, metterebbe a grave rischio la sostenibilità previdenziale. A quanto affermato da un organismo autorevole come la Ragioneria Generale dello Stato, si aggiunge la voce del presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervistato dal Gr1. «È pericolosissimo toccare questo meccanismo, perché può avere sia effetti in avanti che all’indietro: le generazioni che hanno già vissuto questo adeguamento, per esempio con l’aumento dell’età pensionabile di quattro mesi nel 2016, o prima ancora, di tre mesi nel 2013, direbbero: ma perché noi abbiamo dovuto pagare? E poi, guardando ancora più in avanti, avremmo un ulteriore aggravio di spesa pensionistica che noi stimiamo in 141 miliardi di euro.»
Boeri sostiene che inoltre le pensioni anticipate avrebbero un importo più basso in quanto con meno contributi.
Ma cosa aveva detto invece la Ragioneria, che poi è l’organo del ministero dell’Economia che deve far quadrare tutti i conti pensionistici? Bloccare l’età pensionabile farebbe saltare i conti dell’Italia, con la spesa per la previdenza che diventerebbe un fardello ancora più pesante sul PIL. Nel ricordare come la riforma Fornero contenga una “clausola di salvaguardia” per cui l’aumento dell’età a 67 anni scatterebbe comunque, a partire dal 2021.
La RGS nella sua valutazione tecnica, «Tendenze di medio e lungo periodo della sistema pensionistico e socio-sanitario», spiega che interventi di legge «diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici», inclusi gli scatti di età, «ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano.»
Tanto che l’abolizione dello scatto automatico, di cui il governo discute per la prossima legge di bilancio, anche se non c’è alcuna conferma ufficiale, comporterebbe “una maggiore spesa”, “di dimensioni consistenti”, pari “a circa 0,8 punti di PIL nel 2033”, a spanne si tratterebbe di 13,6 miliardi in più. Insomma una manovra. Per farsi un’idea in autonomia, suggeriamo di leggere direttamente il report della Ragioneria:

http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2017/NARP2017-08.pdf

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