di Gino Toledo
Pugno duro della Commissione Europea con il gruppo di Visegrad. Bruxelles ha infatti deciso l’apertura della procedura d’infrazione nei confronti di tre dei quattro paesi che compongono il blocco dell’Est che rifiuta il piano di ricollocamento dei rifugiati di Jean-Claude Juncker: Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Lo ha reso noto la stessa Commissione Europea, cogliendo quindi la risoluzione che il Parlamento Ue aveva approvato lo scorso 18 maggio e di cui ha parlato questo sito nei giorni scorsi a proposito dello scandalo dei pochissimi minori non accompagnati ricollocati in Europa (cfr L’unico fortunato, https://www.lanuovaeuropa.it/lunico-fortunato-2/).
Nel 2017 complesso il ritmo delle ricollocazioni – secondo la comunicazione della Commissione – è aumentato ‘’significativamente’’, con la ricollocazione di quasi 10 300 persone da gennaio, il quintuplo rispetto allo stesso periodo del 2016. Al 9 giugno il numero totale di ricollocazioni è pari a 20 869 (13 973 dalla Grecia e 6 896 dall’Italia). ‘’Considerato che quasi tutti gli Stati membri procedono alla ricollocazione dall’Italia e dalla Grecia, sarà possibile ricollocare tutti gli aventi diritto (attualmente circa 11 000 registrati in Grecia e circa 2 000 in Italia, mentre gli arrivi del 2016 e 2017 sono in attesa di registrazione) entro settembre 2017. In ogni caso l’obbligo giuridico di ricollocazione per gli Stati membri non terminerà dopo settembre’’, aggiungono da Bruxelles. Certo, il tasso complessivo non è però incoraggiante, soprattutto per il nostro paese.
Le decisioni del Consiglio sulla ricollocazione sono applicabili a tutti coloro che arrivino in Grecia o in Italia fino al 26 settembre 2017 e i richiedenti ammissibili dovranno quindi essere ricollocati in tempi ragionevoli, si augura ancora la Commissione, che però ha dovuto usare il pugno duro. ‘’Negli ultimi mesi la Commissione ha ripetutamente invitato gli Stati membri che non hanno ancora proceduto ad alcuna ricollocazione, o che rifiutano di farlo, ad adoperarsi in questo senso. Nonostante i ripetuti appelli’’, informano sempre da Bruxelles, ‘’purtroppo la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia, violando gli obblighi giuridici sanciti dalle decisioni del Consiglio e gli impegni nei confronti della Grecia, dell’Italia e di altri Stati membri, non hanno ancora intrapreso le azioni necessarie’’. Viste le premesse e come indicato nella precedente relazione sulla ricollocazione e sul reinsediamento, la Commissione ha quindi deciso di avviare procedimenti di infrazione contro questi tre Stati membri.
Tornando ai numeri, i progressi relativi al reinsediamento secondo Bruxelles continuano, con quasi tre quarti (16 419) dei 22 504 reinsediamenti concordati nel giugno 2015 già effettuati. I reinsediamenti nell’ambito della dichiarazione UE-Turchia hanno raggiunto un nuovo ‘’livello record nel maggio 2017’’, con quasi 1 000 rifugiati siriani cui sono stati forniti canali sicuri e legali per entrare in Europa. Il numero complessivo dei reinsediamenti dalla Turchia nell’ambito della dichiarazione si attesta ora a 6.254 persone.
Ecco in sintesi la situazione migranti, sempre secondo la comunicazione della Commissione Europea (https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/what-we-do/policies/european-agenda-migration/20170613_thirteenth_report_on_relocation_and_resettlement_en.pdf)
Dichiarazione UE-Turchia: i risultati concreti della gestione congiunta della migrazione. Ad oltre un anno di distanza dall’adozione della dichiarazione UE-Turchia da parte dei capi di Stato o di governo dell’UE e della Turchia e nonostante le sfide, la dichiarazione continua a produrre risultati concreti, garantendo una gestione efficace dei flussi migratori lungo la rotta orientale del Mediterraneo. Il numero di attraversamenti quotidiani dalla Turchia verso le isole greche si attesta a circa 50 e, nonostante i recenti tragici incidenti, il numero di vite perse nel Mar Egeo è sceso drasticamente. Nel complesso gli arrivi sono diminuiti del 97% dal momento in cui la dichiarazione è diventata operativa. Alcuni sviluppi positivi si sono registrati per quanto riguarda il ritmo delle operazioni di rimpatrio, con ulteriori 311 rimpatri eseguiti dalla pubblicazione, in marzo, della relazione precedente, per un numero complessivo di migranti rimpatriati pari a 1 798. Gli arrivi superano tuttavia il numero dei rimpatri dalle isole greche verso la Turchia, creando una pressione sulle strutture di accoglienza di queste isole. Per aumentare i rimpatri e migliorare le condizioni di accoglienza nelle isole, sono necessari ulteriori sforzi da parte delle autorità greche, delle agenzie dell’UE e degli Stati membri.
Si registrano progressi anche in altri ambiti della dichiarazione, mentre l’UE e la Turchia proseguono gli sforzi per accelerare l’erogazione del sostegno finanziario nell’ambito dello strumento per i rifugiati in Turchia. Sono stati assegnati quasi tutti i fondi per il periodo 2016-2017 (2,9 miliardi di EUR su 3 miliardi di EUR) e sono già stati firmati contratti per complessivi 1,57 miliardi di EUR. Attualmente oltre 600 000 rifugiati in Turchia sono sostenuti dalla rete di sicurezza sociale di emergenza e, secondo le stime, il numero dei Siriani assistiti attraverso trasferimenti diretti di denaro dovrebbe raggiungere gli 1,3 milioni.
La Commissione si è maggiormente adoperata per agevolare la conclusione rapida delle procedure operative standard per il programma volontario di ammissione umanitaria e continua inoltre a incoraggiare la Turchia per completare i sette parametri restanti previsti dalla tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti.
Guardia di frontiera e costiera europea: per Bruxelles è necessario accelerare il dispiegamento. Negli ultimi mesi sono proseguiti i progressi relativi alla guardia di frontiera e costiera europea. Grazie agli oltre 1.600 funzionari a sostegno delle forze nazionali in Grecia (944), Italia (402), Bulgaria (166) e Spagna (65), le frontiere esterne dell’UE non sono ‘’mai state così ben protette’’. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha portato a termine le delle frontiere esterne degli Stati Schengen e sono state formulate raccomandazioni destinate a 20 di questi Stati. Si sono registrati ulteriori progressi nelle negoziazioni con la Serbia per quanto riguarda l’accordo sullo status; la Commissione intende proporre a breve l’avvio delle negoziazioni con altri paesi limitrofi, tra cui l’Albania, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro.
Il ritmo delle operazioni di rimpatrio organizzate dalla guardia di frontiera e costiera, sempre secondo le cifre fornite dalla Commissione, ha continuato poi a crescere nel 2017, con il rimpatrio, ad oggi, di 6 799 migranti in soggiorno irregolare, pari a un incremento di oltre il 157% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli Stati membri devono ‘’tuttavia incrementare rapidamente il ricorso alla capacità rafforzata di cui dispone l’Agenzia per i rimpatri e avvalersi pienamente del suo sostegno per organizzare le operazioni di rimpatrio’’ ed è necessario che gli Stati membri compiano ‘’ulteriori sforzi per rispondere alle richieste di dispiegamento per le operazioni in corso e colmare le carenze sia di risorse umane, sia di mezzi tecnici’’. Quadro di partenariato e rotta del Mediterraneo centrale: progressi tangibili
Oggi la Commissione ha presentato anche i risultati e le esperienze acquisite nel quadro di partenariato sulla migrazione, a un anno dall’avvio. Si sono registrati progressi nella lotta ai trafficanti grazie ad una maggior cooperazione con i paesi chiave in Africa, che ha consentito di affrontare il problema dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con un’attenzione particolare alla cooperazione con la Libia. Il Fondo fiduciario dell’UE ha finanziato le priorità politiche mobilizzando in un anno circa 1,9 miliardi di euro destinati a 118 progetti per affrontare alla radice le cause della migrazione e sostenere una miglior gestione della migrazione nei paesi di origine e di transito. In diversi ambiti, ammette Bruxelles, ‘’sono tuttavia necessari ulteriori sforzi, in particolare per accelerare i rimpatri e la riammissione nei paesi partner’’.