Fate vobis, mare vostrum. Inutile aspettare miracoli. L’Europa non verrà in soccorso all’Italia, nemmeno al vertice Ue della settimana prossima. Insomma dobbiamo arrangiarci e si fa dunque più concreta l’ipotesi di una chiusura dei porti minacciata in qualche modo dal Viminale e richiesta ormai con forza da Lega e Forza Italia.
Alla riunione informale dei ministri dell’interno Ue del prossimo 6-7 luglio a Tallinn “non daremo nessuna risposta, ma ascolteremo dall’Italia quali sono stati i cambiamenti quest’ultima settimana” per vedere “come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia”. Più chiari di così. Così ha risposto, a chi gli chiedeva quali soluzioni concrete sono in preparazione, il ministro dell’interno estone Andres Anvelt, che guiderà i lavori dei colleghi Ue la prossima settimana quando la presidenza di turno sarà del suo paese. E pensare che l’Estonia è uno dei partner europei più accoglienti. Ha ricollocato 500 migranti avendo una popolazione di poco superiore al milione di persone.
I veti incrociati tra i vari paesi sono troppi forti, anche solo per ipotizzare un’azione di sostegno decisa della Commissione. Ferma la Francia sulle sue posizioni, muta la Germania come la Spagna, l’Italia sembra sempre più sola.
Eppure che il nostro paese sia fondamentale per le operazioni di salvataggio, lo dicono gli stessi numeri della Commissione Europa. Nel 2016 le navi delle Ong che operano nel Mediterraneo Centrale hanno effettuato il 22% di tutti i salvataggi avvenuti nell’area. Ma chi si sporca di più le mani sono la Marina Italiana e la Polizia di Frontiera (26%) e la Guardia Costiera italiana (20%), che insieme hanno condotto poco meno della metà dei salvataggi. I salvataggi da parte dei mercantili sono calati all’8% del totale, mentre le operazioni Ue Triton e Sophia hanno contato per il 25%. Inutile dire cosa accadrebbe se l’Italia interrompesse queste operazioni. C’è qualcuno che può sostituirci?
Intanto si muove il Parlamento Europeo con una proposta concreta. Utilizzare i 6,4 miliardi di euro non spesi del bilancio 2016 dell’Ue per fornire aiuti ai rifugiati: è contenuta in un progetto di risoluzione che sara’ sottoposto martedi’ prossimo al voto della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. Ma il tempo delle pacche sulle spalle e delle promesse è scaduto, perché il tema europeo sta diventando un problema di politica interna: il già debole Pd di Matteo Renzi può reggere la linea dell’accoglienza ad ogni costo?
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