Macron solo al comando. Come annunciato da giorni da stampa e tv, il presidente francese ha fatto cadere la prima testa di peso nello scacchiere del comando: si è dimesso il capo di Stato Maggiore della Difesa, Pierre de Villiers. I due erano entrati in rotta di collisione per i tagli alla difesa e Macron, il 14 luglio, parlando all’esercito era andato giù dritto, affermando ”io sono il vostro capo” e aggiungendo in una seconda esternazione, che in caso di disaccordo ad andar via non sarebbe stato certamente lui. Inevitabile l’abbandono. Tutto aveva avuto inizio l’11 luglio scorso quando il ministro delle Finanze Gerald Darmanin, aveva affermato che per coprire le eccedenze dei costi delle operazioni militari all’estero, l’esercito avrebbe dovuto risparmiare 850 milioni di euro sugli equipaggiamenti. Una doccia fredda, dopo che Macron aveva detto in campagna elettorale di voler portare la spesa militare al 2% del Pil, come peraltro promesso giorni fa a Donald Trump. De Villiers, che ora sarà sostituito da François Lecointre, aveva protestato immediatamente, in termini molto franchi, davanti al presidente, al Consiglio di Difesa, e in commissione difesa al parlamento; i giornali da giorni in Francia non parlano che di questo scontro, davvero inusuale per un paese così nazionalista. Macron e de Villers avevano cercato di salvare la forma, arrivando insieme in auto scoperta come vuole la tradizione alla parata del 14 luglio sui Champs Elysées. Ma la forma si è trasformata in sostanza.
D’altronde basterebbe leggere la stampa francese per capire che Emmanuel Macron è molto diverso da come viene dipinto dai media italiani, catturati dall’immagine nuovista dell’inquilino dell’Eliseo.
Diventare il regista dei nuovi assetti mondiali, ricondurre gli Stati Uniti di Trump negli accordi sul clima, guidare l’Europa in posizione di forza rispetto alla Germania perché la Francia, dopo la Brexit, resta l’unica potenza nucleare dell’Unione, imporre la pace in Siria grazie a un’intesa con Putin, rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Aggiungiamoci anche le Olimpiadi incassate dopo il suicidio della Roma grillina. Le ‘vaste programme’ di Macron, almeno a leggere le sue ultime uscite pubbliche e l’enfasi che i giornali transalpini gli affidano, sembra un New Deal di John Kennedy. Nessun spazio all’incertezza, nessun compromesso, tutto è già chiaro e definito (beato lui) come gli spazi in pagina e le decine di copertine che lo ritraggono: la Francia nel mondo è la sua missione, tutto il resto seguirà. Tutto il resto è marginale, come gli immigrati ricacciati indietro a Ventimiglia senza tanti complimenti.
Le dimissioni del capo di Stato maggiore confermano che in Europa c’è una nuova figura forte con cui fare i conti. Italia e Germania sono avvisate.