Diventare il regista dei nuovi assetti mondiali, ricondurre gli Stati Uniti di Trump negli accordi sul clima, guidare l’Europa in posizione di forza rispetto alla Germania perché la Francia, dopo la Brexit, resta l’unica potenza nucleare dell’Unione, imporre la pace in Siria grazie a un’intesa con Putin, rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Aggiungiamoci anche le Olimpiadi incassate dopo il suicidio della Roma grillina.
Le ‘vaste programme’ di Emmanuel Macron, almeno a leggere le sue ultime uscite pubbliche e l’enfasi che i giornali transalpini gli affidano, sembra un New Deal di John Kennedy. Nessun spazio all’incertezza, nessun compromesso, tutto è già chiaro e definito (beato lui) come gli spazi in pagina e le decine di copertine che lo ritraggono: la Francia nel mondo è la sua missione, tutto il resto seguirà. Tutto il resto è marginale, come gli immigrati ricacciati indietro a Ventimiglia.
Ci sarebbe da preoccuparsi (e forse c’è da preoccuparsi) se si fosse semplicemente italiani come noi. L’Italia che ruolo avrà in queste campagne? Ci dovremo accontentare di qualche pacca sulle spalle mentre gli chiediamo di aprire i suoi porti ai migranti? Rivedremo insieme il Fiscal Compact o prenderemo ordini ancora dal direttorio che vuole rinsaldare con Angela Merkel? Sono domande cui non vi sono risposte a meno che non si voglia leggere tra le righe delle sue ultime esternazioni.
Macron detta la linea su tutto. Donald Trump “cercherà di trovare una soluzione nei prossimi mesi” per un possibile ritorno degli Stati Uniti nell’accordo di Parigi sul clima, ha assicurato il presidente francese in una intervista al Journal du Dimanche. “Trump mi ha ascoltato. Ha capito il senso del mio approccio, tra cui il legame tra il riscaldamento globale e il terrorismo”, ha detto al settimanale francese, dopo la visita di due giorni a Parigi del suo omologo americano più vecchio di lui di 31 anni, piuttosto snobbato dai media transalpini, tranne una feroce copertina di Charlie Hebdo che li ritrae entrambi infilzato in place de la Bastille . “Penso che Trump abbia visto la mobilitazione di città, stati, il mondo degli affari e del suo entourage per far sì che gli Stati Uniti restino impegnati nella lotta contro il riscaldamento globale”, sostiene il capo dell’Eliseo, per il quale “è importante mantenere il dialogo in modo che gli Stati Uniti possano eventualmente rientrare nel campo di azione”. D’altronde è obbligatorio, vista l’amicizia storica tra i due paesi dai tempi della guerra di indipendenza americana. I nostri paesi sono vicini dunque io devo essere amico di Trump, taglia corto Macron, che comincia a trattare come una simpatica zia da ascoltare per forza la cancelliera tedesca. ”Troveremo una linea comune prima dei Consigli europei per non perdere tempo, sulla difesa  Berlino asseconderà i piani francesi”.
L’uomo sembra deciso, se gli altri staranno a guardare, noi italiani compresi, parleremo tutti presto francese o tedesco.
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