Il testo che segue – a cura della caporedattrice ANSA Elisabetta Stefanelli – è stato pubblicato sull’ultimo numero speciale dell’edizione cartacea La Nuova Europa.
Trovano nuova vita, grazie al lavoro dei detenuti, i legni dei barconi che hanno trasportato donne, uomini e bambini in un viaggio che a volte li ha portati in salvo, altre li ha trascinati in fondo al Mediterraneo, in quel mare che è diventato il cimitero d’Europa. Sono legni di morte e legni di speranza riutilizzati per costruire strumenti musicali. Hanno suonato a Lampedusa nel concerto diretto da Riccardo Muti per Le vie dell’Amicizia.
In principio erano dei piccoli presepi di legno colorato. Oggi sono pronti a diventare l’Orchestra del mare, una flotta di strumenti musicali che, con le loro sgargianti cromie, testimoniano il dramma dei migranti nel Mediterraneo, e insieme il riscatto di detenuti che hanno imparato il mestiere di liutai e fatto risparmiare allo Stato i soldi della demolizione.
Oltre cento barconi sono arenati nel campo di calcio del carcere di Opera, pronti a nuova vita grazie al progetto “Metamorfosi”. Tutto nasce dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, da un’intuizione del vulcanico Arnoldo Mosca Mondadori, che di ricco – ci tiene a sottolinearlo – ha solo il cognome. Fu lui che ispirò all’amico Mimmo Paladino quella prima opera simbolica, la Porta d’Europa, monumento alto cinque metri ideato nel 2007 e inaugurato il 28 giugno del 2008 sulla costa rocciosa di Lampedusa, guardando verso il mare e coloro che da quel nulla di un blu accecante arrivano. “Un’opera – racconta Mosca Mondadori – che nelle sue intenzioni doveva essere in ceramica refrattaria, un materiale destinato a sfaldarsi col tempo, un tempo in cui si sperava che tutti questi problemi sarebbero stati risolti e di quel confine aperto verso il continente non ci sarebbe più stato bisogno, ma così non è stato. La Porta fu poi consolidata con un processo conservativo rendendola più resistente, e questo contro le intenzioni iniziali dell’artista. Quel giorno portai a Lampedusa Lucio Dalla, persona meravigliosa, che partecipò all’inaugurazione e poi andammo in piazza dove si mise a cantare con la gente. È stato bellissimo’’.
Una vocazione lontana quindi, quella di Mosca Mondadori (“mi chiesero anche di fare l’assessore ma ho resistito una sola seduta’’) che poi, viste le barche arenate, ebbe l’idea di farne dei piccoli presepi. Un giorno, prendendo in mano uno di quei presepi, ha pensato di far diventare musica quelle barche, destinate altrimenti a diventare solo un costo per lo Stato che deve distruggerle come corpo del reato. “Ne parlammo con l’allora ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che fu subito entusiasta dell’idea e tenne il presepe che le avevamo portato nel suo studio al Viminale per tutto il suo mandato”, spiega ancora Mosca Mondadori.
Quegli strumenti – nove violini, tre viole e tre violoncelli “che trasformano il dolore in musica” –, li abbiamo sentiti suonare nel concerto diretto da Riccardo Muti nella XXVIII edizione de Le vie dell’amicizia, l’appuntamento del Ravenna Festival quest’anno dedicato ai migranti. Gli strumenti sono stati dati in prestito (“perché non devono mai appartenere a nessuno, né essere commercializzati, qui il denaro non c’entra, devono rimanere bene comune, testimonianza collettiva”) ai musicisti dell’Orchestra giovanile Luigi Cherubini sul palco del Teatro della Cava di Lampedusa, mentre al Maestro Muti sono state donate due bacchette fatte con lo stesso legno. Il muro della cava in cui scavato il Teatro di Lampedusa è una parete di pietra che s’illumina di candele, metafora potente di un confine che nell’isola evoca il dramma dei migranti, ed è di un giallo sabbioso graffiato da segni che sembrano croci: “sembra quasi venga dall’antico Egitto’’, dice Muti. La pietra assorbe e rimanda le melodie dei coloratissimi strumenti realizzati con le assi dei barconi e suonati da giovani “in onore di una ragazza come la velocista somala Samia Yusuf Omar, che è scomparsa naufragando in mare, inseguendo i suoi sogni, a pochi metri dalla costa italiana. Bisogna capire cosa significa cercare il futuro, la salvezza e trovare la tragedia. Sono legni di morte e legni di speranza, che hanno trasportato donne, uomini e bambini in un viaggio che a volte li ha portati in salvo, altre li ha trascinati in fondo’’, dice ancora Muti, che interpreta l’idea di salvezza che troppo spesso si trasforma in tragedia in una perfetta, quanto accorata, esecuzione dello Stabat mater composto da Giovanni Sollima su testo in siciliano antico di Filippo Arriva. “Oggi siamo andati alla Porta d’Europa di Mimmo Paladino – racconta il Maestro – da cui si entra simbolicamente in Italia e in questo continente che è, e deve continuare ad essere, luogo, faro di cultura. I migranti non li dobbiamo solo salvare ma è del dopo che ci dobbiamo preoccupare ed è il mondo intero che se ne deve preoccupare, non solo l’Italia’’.
Per Muti queste “sono affermazioni dal valore politico ma in senso alto, non di partito, parole di una persona che crede nella fratellanza’’. Il Maestro pensa che sia preoccupante “il fatto che in Europa stia diminuendo l’interesse per la cultura, qui si parla solo di guerre mentre la città di Seul ha venti orchestre e in Cina costruiscono grandi teatri e si comportano come facevano gli antichi romani assorbendo il meglio delle altre civiltà. La musica è un elemento connettivo che va coltivato e rilanciato. L’Europa non deve parlare solo di mozzarelle ma deve investire in cultura’’. E continua con la sua solita energia: “Sono tantissimi gli elementi simbolici in questo concerto, tutti complementari, evocativi. Per questo per me è uno dei viaggi dell’Amicizia più importanti, più significativi da quella prima volta, nel 1997, a Sarajevo. L’altro che mi è rimasto nel cuore è stato quello ad Erevan ed Istanbul, con lo scambio tra gli artisti, era la prima volta che accadeva una cosa simile’’. Un concerto importante quello di Lampedusa “che vuole essere un omaggio a tutta l’isola e alla sua gente, nella sua grande generosità’’.
Per suonare lo Stabat mater da lui composto, a Giovanni Sollima hanno dato in prestito un violoncello bianco, rosso, verde e blu. “Il violoncello che ha suonato Sollima a Lampedusa lo abbiamo realizzato con la prima barca che abbiamo visto arrivare”, racconta Arnaldo Mosca Mondadori, e il musicista e compositore da parte sua spiega che “sono strumenti a tutti gli effetti e hanno un suono bellissimo, ma non solo. Abbracciare questo violoncello è una grande emozione perché ogni minima parte viene dalle barche, anche quelle in metallo”. Naturalmente i compositori sono importanti “e noi speriamo che questo sia il passo successivo, che in futuro ci siano delle opere che nascono da questi strumenti”, continua Mosca Mondadori, che svela che ad Opera stanno realizzando un violoncello per Sollima perché è un artista che al dramma dei migranti è particolarmente vicino, e che la prossima donazione sarà una chitarra realizzata per Vasco Rossi.
“Alla base di tutto questo – continua – c’è l’articolo 27 della Costituzione dove si stabilisce che la pena non deve essere punitiva”. E cita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’’.
I pescherecci sequestrati vengono portati in carcere e lì sono i detenuti a smontarli, sia nel carcere di Opera che, a Napoli, in quello di Secondigliano, dove recentemente è andato anche Sting a suonare con uno di questi strumenti, una chitarra. “Ad Opera smontano le barche su indicazione di Enrico Allorto, perché è lui che sceglie il legno giusto e i pezzi da mettere insieme che poi saranno lavorati con una tecnica valida sin dal Seicento. Sono soprattutto realizzati con il legno di cedro’’, racconta il liutaio Carlo Chiesa che, insieme ad Allorto, insegna il mestiere ai carcerati. “Lui è un artista e nella realizzazione rispetta anche la forma della barca. Sono legni arabi che, anche nella materia, realizzano l’idea di coniugare insieme culture diverse’’, aggiunge. “Per fare ad esempio un violoncello ci vogliono 400 ore di lavoro, è un lavoro lunghissimo, cosa che in carcere è molto utile per chi ha condanne importanti. Sono persone che non sapevano fare nulla, detenuti che hanno commesso reati gravi perché il tempo della detenzione deve essere lungo, provando l’esperienza altamente emotiva di trovare dentro gli oggetti di coloro che hanno compiuto il viaggio. Spesso bambini che sono messi nella stiva e quindi muoiono anche più facilmente”. Ora l’Orchestra del mare, messaggera di pace che da quando è nata nel 2021 è stata accolta da Papa Francesco e ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica, è pronta a girare l’Europa: Norvegia, Croazia, Berlino, Vienna, Parigi. Gli strumenti saranno portati però non solo in scena ma anche nelle scuole, dove verrà raccontato il progetto ai ragazzi che potranno poi trasmettere a loro volta il messaggio, perché non si tratta di estetica ma di coscienza. Sperando che serva a cambiare qualcosa.
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