L’Europa invade la Polonia. Ma stavolta è un’invasione giuridica per ristabilire lo stato di diritto e non drammatica come quella nazista. Per la prima volta nella sua storia, la Commissione europea ha infatti deciso di attivare contro la Polonia la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato per il rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori fondamentali dell’Ue. La cosa era nell’aria da mesi, ma solo ora arriva la decisione. Lo ha annunciato il vice-presidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans. La Commissione contesta al governo nazionalista polacco del partito Legge e Giustizia una riforma del sistema giudiziario che mette in pericolo lo Stato di diritto. “Purtroppo le nostre preoccupazioni si sono approfondite. Negli ultimi due anni sono state adottate 13 leggi che mettono a rischio l’indipendenza del giudiziario”, ha detto Timmermans, “la maggioranza di governo può interferire in modo sistematico nel funzionamento dell’autorità giudiziaria”. La procedura dell’articolo 7 del Trattato potrebbe portare a sanzioni contro la Polonia, come la sospensione dei diritti di voto in Consiglio, ma serve l’unanimità degli Stati membri per constatare l’esistenza di una violazione grave e persistente.
Di diverso avviso il governo di Varsavia che è sotto procedura d’infrazione anche per la questione del mancato ricollocamento dei migranti. La Polonia “è un paese rispettoso delle leggi” e “avrà un suo ruolo all’interno dell’Europa e dell’Unione europea solo se avrà tribunali efficienti”, per questo il governo di Varsavia intende “andare avanti con la riforma della Giustizia”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Ziobro, commentando al decisione della Ue di attivare l’articolo 7 dei Trattati.
Nel mirino di Bruxelles c’è anche l’Austria del nuovo governo del cancelliere Wurz.