Dopo la grande sorpresa al secondo turno delle elezioni legislative che hanno visto l’estrema destra scendere in terza posizione dietro alla nuova coalizione di sinistra NFP e dietro al partito del presidente Emmanuel Macron, la partita dei rapporti di forza all’interno del Parlamento resta aperta o, per meglio dire, congelata in attesa della chiusura dei Giochi olimpici di Parigi 2024.
In Francia, nonostante una crisi istituzionale senza precedenti nella storia recente, l’attenzione è tutta sulle Olimpiadi e i futuri equilibri dell’Assemblea nazionale sembrano passare in secondo piano. I partiti hanno accolto con favore questo appello presidenziale alla “Ekecheiria” – la tregua politica in puro stile ellenico – , un po’ per il bene dei Giochi, un po’ per aver il tempo di organizzarsi e tornare a negoziare con le idee più chiare.
Fautore di questa “pace olimpica” è stato infatti Emmanuel Macron che sta cercando di cogliere l’occasione mediatica per rilanciare la propria popolarità mostrandosi spesso in pubblico durante le competizioni, e non solo. Per capire da dove ripartiranno le coalizioni è necessario uno sguardo d’insieme.
All’origine dello stallo
Nel pomeriggio dell’ormai lontano 7 luglio i dadi sembravano già tratti rispetto dell’esito del secondo turno delle elezioni parlamentari: il Rassemblement national (RN) aveva dimostrato al primo turno di essere in grado di avere la meglio sui propri avversari politici. Ma verso le otto di sera, i sondaggi sorprendevano Parigi e buona parte dell’Europa: l’estrema destra arrivava terza nel gioco elettorale, con la maggioranza presidenziale seconda dietro al NFP.
La disfatta dell’estrema destra si spiega con la strategia adottata dal resto dello spettro politico per fare muro contro il partito di Jordan Bardella che si è coalizzato per ritirare il proprio candidato se l’altro partito avesse avuto più probabilità di vincere: un fenomeno che Emilien Houard-Vial ha ribattezzato “riporto repubblicano”. L’inedita alleanza dei partiti della sinistra ha raggiunto così quota 182 deputati. 168 invece per Ensemble e 143 per il Rassemblement national. Con questi i numeri però l’Assemblea si trova senza una maggioranza assoluta.
“Una cosa, però, è sicura – ha commentato l’eurodeputato socialista Christophe Clergeau – È la fine di Zeus e la fine del Macronismo.” O meglio: questa inversione conferma la fine di un governo sino ad ora diretto da Macron in maniera decisamente verticale.
La prima bocciatura per l’NFP
“Il presidente ha il potere, il presidente ha il dovere di chiamare l’NFP a governare” aveva detto Jean-Luc Mélenchon, figura centrale della sinistra francese nel suo discorso agli exit polls. In effetti, con la lieve superiorità numerica del Nouveau Front Populaire nella ripartizione del Parlamento francese, la giovane coalizione si sente legittimata ad imporre un Primo ministro di sinistra ad Emmanuel Macron, a cui spetta però l’ultima parola.
Le voci discordanti dell’alleanza di sinistra per trovare il successore di Attal tuttavia non danno buoni esiti. Il nome proposto dopo diverse negoziazioni da LFI e sociali è quello di Lucie Castets, figura sconosciuta al grande pubblico. Profilo tecnico: funzionaria 37enne dell’alta amministrazione ha dalla sua la lunga esperienza nel contesto statale e il pregio di essersi lungamente impegnata in campo sociale senza essere assimilabile ad un partito specifico. La risposta di Macron però è stata rapida, telegrafica e senza appello: appena un’ora dopo ha scartato l’ipotesi Castets.
“Fino a metà agosto, non siamo nella posizione di cambiare le cose”. La vita politica francese è così messa sotto chiave, nella speranza macronista che nel frattempo l’alleanza di sinistra si divori dall’interno.
Quale spazio potrà ritagliarsi Bardella?
Tuttavia, non si deve pensare che questo stato di cose sia una sconfitta totale dell’ex-Front national. In effetti, se si comparano i numeri dell’RN alle precedenti elezioni legislative, i deputati espressi da questa compagine sono passati da 88 a 143 nel giro di soli due anni. Quest’aumento folgorante del partito nel Parlamento gli concederà sul lungo termine un maggior peso politico, una più grande copertura territoriale e finanziaria più importante. Come dice l’analista Nonna Meyer la progressione del partito è “lenta, tranquilla e lineare”.
Inoltre, di fronte a questa rivalità dei tre blocchi politici e la vittoria dell’unione delle sinistre, il partito di estrema destra si ritrova in una posizione vantaggiosa, quella di osservatore, nonché di arbitro, nel combattimento tra l’NFP e l’ex-maggioranza presidenziale per il controllo delle istituzioni e per il futuro governo del paese. Così, potrà approfittare dell’indebolimento dei due partiti rivali, consumati da lotte interne, per prendere la meglio durante una eventuale dissoluzione successiva o, al più tardi, durante le elezioni presidenziali del 2027.