L’Europa è viva e lotta insieme a noi. Contro ogni pronostico dell’ultimo anno, da quando la Gran Bretagna il 23 giugno del 2016 ha votato per la Brexit, le urne europee ovunque si sono aperte negli ultimi dodici mesi, hanno segnato un arretramento degli schieramenti populisti. La rimonta europea ha cominciato con la vittoria alle presidenziali austriache del liberale Van der Belle, è proseguita con le consultazioni locali tedesche, dove Angela Merkel ha rintuzzato l’assalto di Alternative fur Deutschland, e i successi dei governi non anti-europeisti in Olanda e Bulgaria. La cavalcata è diventata poi trionfale con il successo di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi su Marine Le Pen, bissato al primo turno delle politiche di questa domenica, e non si può negare che l’onda nazionalista si sia arrestata anche in Inghilterra, dove Ukip di Nigel Farage, l’ideologo dell’addio all’Unione Europea, è sparito dai radar.
Se si aggiunge che anche in Italia, alle consultazioni amministrative, il Movimento Cinque Stelle, non ha conseguito un successo nelle città più grandi di Palermo, Genova, L’Aquila, Parma, Verona e Catanzaro, il quadro è completo. La protesta anti-sistema a prescindere, quel voto di protesta contro l’architettura comunitaria, non va più di moda. La gente, forse anche impaurita dal trumpismo isolazionista che ha contagiato persino la granitica Inghilterra, ha scelto le formazioni tradizionali, oppure del tutto nuove.
È il caso della Francia, vero motore di questo rinnovato spirito unitario che potrebbe essere la base di una vera rifondazione nell’UE a partire dalle sue istituzioni elette per finire con la stesura di una Costituzione che parta dal Manifesto di Ventotene. Emmanuel Macron è risultato infatti uno schiacciasassi al primo turno delle politiche francesi. Il partito del presidente francese, la République En Marche (REM) insieme all’alleato del MoDem, ha conseguito una vittoria schiacciante al primo turno per le elezioni legislative. Un successo, con 390-445 seggi potenziali all’Assemblea Nazionale ben oltre la maggioranza assoluta, e una sonora sconfitta per il Partito socialista. Lontani dalle percentuali di En Marche, anche le Les Républicains, intorno al 21%, con 80-132 deputati, e Il Front National di Marine Le Pen, con il 14% tra 1-10 seggi, vero sconfitto della contesa insieme al partito dell’ex Presidente Francois Hollande, che ha registrato una vera batosta: i socialisti, che controllavano l’Assemblea uscente, dovranno accontentarsi del 9-10,2% con al massimo di una quarantina di deputati.
Molta alta la astensione francese, quasi al 50%. Un dato che deve far riflettere tutti, a partire dai partiti italiani. La battaglia per un’Europa migliore e più solidale non è finita.
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