La tirannia della finanza è costata agli stati 15 trilioni di dollari per salvare banche, assicurazioni e fondi, mentre si è calcolato che con la dematerializzazione di molte transazioni finanziarie, quasi l’80% dei 120 trilioni di dollari di azioni scambiati annualmente sulle borse mondiali perseguano finalità speculative. Non stupiamoci allora che di lavoro ce ne sia sempre meno nella società occidentale.
Alcuni numeri sono emblematici. Negli Stati Uniti, il paese che più degli altri ha mostrato capacità di rialzarsi dalla crisi e tassi di occupazione molto buoni, l’1 per mille della popolazione ha goduto del 60% dell’aumento della ricchezza nazionale, percentuale che sale al 90% se si considera l’1% degli americani. E prima del l’avvento di Trump. Secondo la rivista Forbes, entro il 2020 il 50% degli individui lavorerà almeno in parte come free lance ed è molto probabile che guadagnerà di meno. Questa è crescita?
L’Ocse ha rilevato che i lavori ”non standard” (tempo determinato, part time o autonomi) rappresentavano il totale della crescita netta dei posti nel Regno Unito dal 1995 e questo non certo per colpa dell’Unione Europea o a causa della Brexit. C’è poi la ”Gig Economy”, l’esaltazione del precariato al servizio di sistemi sempre più digitalizzati, quella che nessun esecutivo con nessuna pianificazione – figuriamoci il nostro povero Def – riesce a governare. Secondo un rapporto della Joseph Rowntree Foundation, in Gran Bretagna quattro lavoratori sottopagati su cinque non riescono ad ottenere salari decenti neanche dopo dieci anni mentre il 30% delle persone in età lavorativa non può permettersi un piano pensionistico privato. In tutto, sono 13 milioni coloro che vivono sotto la soglia di povertà.
Passando all’Italia, l’impatto della doppia recessione sui redditi delle famiglie è stato notevole. Nei nuclei con capo-famiglia dipendente, ha ricordato la Banca d’Italia, il calo del reddito equivalente ha superato il 10% e ancora più forte è stato per i lavoratori autonomi. Si è registrato un ”complessivo slittamento della distribuzione dei redditi verso il basso” che si è riflesso in un aumento del numero di famiglie in una situazione di disagio economico elevato.
L’impoverimento generale della classe media va di pari passo con l’aumento delle diseguaglianze, la sparizione del lavoro tradizionale, l’illusione di sopperire con la digitalizzazione la mancanza di opportunità.
Negli Stati Uniti questo slittamento sociale si è concretizzato nella vittoria presidenziale di Donald Trump, in Gran Bretagna si è pensato di dare la colpa all’Unione decretando la Brexit, il nostro paese forse è l’ultimo argine al sordo malcontento di chi non ha più nulla, se non una matita e una scheda elettorale da riempire.
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