Brexit, scatta la grande fuga mentre Londra prende tempo. Complice anche le indecisioni del governo di Theresa May, che sta negoziando dal marzo scorso con l’Unione Europea per arrivare ad un accordo sull’uscita dall’Ue entro il 2019, molti lavoratori cominciano a fare quattro calcolo. E se fossimo costretti ad andar via? Questa la domanda di fondo. Così, secondo uno studio della Kpmg, circa un milione di cittadini europei che lavorano nel Regno Unito pensano, o già progettano, di lasciare il paese britannico. Si tratta in gran parte di persone altamente specializzate, in possesso di diploma di laurea e dottorato. La ragione principale è da ricercare nel fatto che si sentono “meno benvenuti e apprezzati” dopo il referendum sul divorzio britannico dall’Ue, oltre al fatto che il Regno Unito non sembrerebbe il luogo attraente di una volta.
Forse anche per questo a Downing Street sta andando in scena una generale frenata sul braccio di ferro con Bruxelles, che sembra assecondare quanto sostenuto da tempo dallo storico leader laburista, già premier, Tony Blair: se Brexit deve essere che sia il più ‘’soft’’ possibile o addirittura resti ‘’congelata’’ questa decisione da qui a due anni.
Non è dello stesso avviso il negoziatore di parte europea, il francese Michel Barnier: ‘’ Sono preoccupato. Il tempo passa velocemente. Abbiamo letto i documenti molto attentamente, ma abbiamo bisogno di tutte le posizioni della Gran Bretagna su tutte le question’’, ha dichiarato. ‘’Vogliamo chiudere tutti i punti dove c’è accordo e discutere tutto il resto, ma questo richiede flessibilità ed immaginazione da entrambe le parti’’, gli ha fatto eco il segretario di stato britannico per la Brexit David Davis, durante il terzo round di negoziati. Insomma, siamo ancora alle schermaglie. Che sia la strategia della lumaca, l’ultima mossa di Londra per evitare un conto salato dall’addio all’Europa?