Non ha le belle spiagge di Naxos, non ha le rovine archeologiche di Delos o le ville lussuose con piscina sfioro sulla caldera di Santorini. A Kassos, l’isola più meridionale del Dodecaneso, il turismo dura solo un mese all’anno. Già a inizio di settembre i collegamenti diventano più rari e i ristoranti iniziano a chiudere perché non arrivano più turisti. Così i giovani seguono l’esempio dei nonni e dei bisnonni ma invece di emigrare negli Stati Uniti o in Egitto scelgono Atene e l’Europa. Mentre le belle case in stile neoclassico, un tempo dimore delle ricche famiglie di armatori, cadono in rovina. Ma Kassos ha il pregio di regalare le atmosfere di un’isola greca prima dell’arrivo del turismo di massa. Così, per cercare di allungare la stagione, l’idea è quella di trasformarla in una meta di turismo sostenibile. Il primo passo dovrebbe essere quello di riaprire gli antichi sentieri che collegavano tra loro i sei villaggi dell’isola, o quello che porta alla remota spiaggia di Trypiti, una delle poche di Kassos che ha in buona parte coste rocciose.

Vasilis Perseis, un capitano in pensione che ha girato il mondo e che si sta occupando dell’allestimento del nuovo museo del folklore di Arvanitochori, mi accompagna su quello che resta dell’antica strada per Poli. Sulla carta si dovrebbe percorrere in mezz’ora. Ma poi ci sono muretti caduti che ostruiscono il passaggio, le reti improprie poste dai pastori per impedire alle capre di sconfinare, i lentischi cresciuti in mezzo al cammino. Il panorama è però spettacolare e l’aria impregnata del profumo del timo e della salvia selvatica. La mia guida improvvisata mi racconta di quando andava a trovare il nonno che abitava in una casa, ora diroccata, proprio di fianco al sentiero mostrandomi le aree della trebbiatura o le cisterne a cui si abbeverava il villaggio, che altrimenti sarebbero passate inosservate.

Per riaprire i sentieri, istruire le guide, digitalizzare i percorsi, Kassos avrebbe bisogno di fondi. Altri ne servirebbero per creare percorsi tematici legati ai prodotti: il formaggio di capra, le erbe della montagna, il miele di timo. Ma si sa, in Grecia i soldi sono finiti! Ci vorrebbero i fondi stanziati dalla Unione Europea per sostenere i progetti di sviluppo nelle aree rurali. Ma l’erogazione dei fondi è lunga e difficile. Così alcuni giovani si sono uniti per rilanciare l’isola solo con le proprie forze. Riusciranno a trasformare Kassos nell’isola del turismo sostenibile del Dodecaneso?