Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat, i giovani italiani compongono il gruppo sociale maggiormente qualificato (dopo i manager) e allo stesso tempo più povero. Nel 2016 i 15-34enni che vivevano ancora a casa con i genitori erano infatti il 68,1%, in tutto 8,6 milioni. Sono la fetta di collettività di cui meno sappiamo, perché si informano ormai direttamente in rete grazie agli smartphone. Non si conoscono le inclinazioni politiche, le aspirazioni, le intenzioni di voto, se votano. Sarebbe invece interessante conoscere qualcosa in più di questa generazione desaparecida perché in Europa i giovani stanno provocando uno smottamento verso destra degli assetti democratici.
Le ultime indagini demoscopiche evidenziano la crescente onda di protesta che non sfocia più nei canali tradizionali della sinistra. Tutt’altro. In Gran Bretagna la vulgata voleva la forte astensione al referendum degli under 25 ma un’inchiesta successiva ha invece certificato la partecipazione al voto del 64% della popolazione tra i 18 e i 24 anni. Dunque un ruolo nel Leave l’hanno avuto eccome anche se 7 su dieci si sono espressi per il Remain. Ma se ci si sposta nell’Europa dell’Est, emergono dati ancora più preoccupanti sul crescente e diffuso scetticismo verso i consueti partiti democratici e la capacità degli stessi di garantire le prospettive future di vita.
In Ungheria, il partito di ultra destra Jobbik è tra i più popolari nelle inclinazioni degli studenti universitari; il movimento Law and Justice in Polonia, decisamente antieuropeista, a sua volta ha fatto breccia tra tutti coloro che votavano per la prima volta, guadagnando un terzo di quell’elettorato; in Slovacchia quasi un quarto dei giovani alla prima scheda ha scelto il partito del Popolo la Nostra Slovacchia i cui rimandi ai tempi del regime nazista non sono di certo velati. Rispetto al resto dei paesi europei, nel gruppo di Visegrad ben oltre il 20% dei giovani crede che le formazioni di ultra destra siano più in grado di garantirgli benessere. Passando ai paesi nordici e occidentali, se in Francia il Front National non fa man bassa di voti studenteschi, questi invece premiano partiti di destra in Olanda, Austria e in parte nella ex Germania dell’Est, dove oltre al successo dell’Alternative fur Deutschland alle ultime politiche, è da segnalare la sedimentazione del partito neo nazista NPD, che per fortuna non registra molti proseliti, almeno per il momento, tra i giovani, grazie ad un’educazione ben radicata nei principi democratici e nel ripudio del passato.
Generalmente, tutti gli istituti indicano da tempo che il fenomeno dell’accostamento della xenofobia e dei pregiudizi razziali alla formazione del pensiero giovanile rappresenta un fenomeno molto serio. E sottovalutato.
Eppure la storia insegna qualcosa. Dopo la Grande Depressione degli anni ’20 i maggiori beneficiari in Europa furono i partiti di destra, in Italia e Germania. Ma anche altri paesi registrarono il sorgere di movimenti estremisti, in Spagna (la Falange), in Belgio (il partito Rexist), e il Partito del Popolo patriota in Finlandia.
Simili trends sono stati registrati anche nel 2007-2008. Il Partito Democratico in Svezia si dimezzò quasi nel 2010 rispetto al 2006, mentre il Partito delle Libertà passò dal 5,9% al 15,5%. Movimenti analoghi si sono verificati anche in Gran Bretagna, con lo Ukip, il partito promotore del referendum e in Danimarca, il Partito del Popolo. Analogamente uno smottamento verso destra è avvenuto dopo la crisi in Francia, con la crescita del Front National fino ad arrivare al ballottaggio per le presidenziali, in Germania, con AFD al 12% alle ultime politiche e sbarcato nel Bundestag.
In Italia, questa deriva non si è (ancora?) verificata, perché il voto di protesta e in parte giovanile, nel 2013 si è canalizzato nel Movimento Cinque Stelle, che ha rappresentato e rappresenta una diga alla xenofobia e alla destra euroscettica e nazionalista. Soprattutto in vista delle elezioni del 2018. Il caso Ostia e il successo elettorale della formazione di Casa Pound deve far riflettere: siamo sicuri che è un caso isolato?