Il 24 ottobre 1945, nell’immediato dopoguerra, è stata fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), con lo scopo di scongiurare in futuro conflitti come quello appena terminato. Le premesse non erano delle migliori: la Società delle Nazioni, un’organizzazione simile risalente a venticinque anni prima, aveva completamente fallito in questo stesso obiettivo, soccombendo ai diversi interessi e alla rivalità dei Paesi membri (tra i quali peraltro non figuravano gli Stati Uniti). La scommessa sulle possibilità di successo delle Nazioni Unite, però, non era fondata (o almeno non soltanto) su di un mero idealismo: vi fu un sostanziale contributo da parte di intellettuali e attivisti, ma anche di politici e uomini di stato con un approccio più ‘pragmatico’.
Oggi, a più di settanta anni di distanza, l’ONU ha assunto proporzioni enormi: con un budget di quaranta miliardi di dollari, 193 paesi membri e decine di agenzie impegnate in ambiti diversi (cultura, salute, lotta alla fame e alla povertà, alle discriminazioni, ecc.), le Nazioni Unite hanno davvero una portata mondiale. Dal 6 ottobre 2016, il Segretario Generale dell’ONU è António Guterres, presidente del Portogallo dal 1995 al 2002, che ha preso il posto del sudcoreano Ban Ki-moon, in carica dal 2007.
Se è vero che in questi settanta anni non vi sono stati conflitti pari alle due guerre mondiali, sarebbe tuttavia controverso ascrivere il merito di ciò unicamente alle Nazioni Unite. In ogni caso, le attività e competenze dell’ONU si sono espanse negli anni al di là del solo mantenimento della pace, per riguardare anche, ad esempio, il contenimento delle epidemie, il contrasto della fame nel mondo e le campagne contro le discriminazioni: in tali ambiti, le attività dell’ONU hanno riportato importanti successi, come l’eradicazione del vaiolo nel 1980 e la quasi completa eradicazione della poliomielite. Purtroppo non sono mancati anche eclatanti fallimenti, come l’incapacità di contrastare il genocidio in Ruanda nel 1994.
Quale sarà il futuro delle Nazioni Unite e come l’Organizzazione possa essere resa più efficace sono temi costantemente dibattuti. Quel che è certo è che l’Unione Europea appare risoluta nel proprio coinvolgimento nell’ONU, nella convinzione che un multilateralismo incentrato sulle Nazioni Unite sia la migliore risposta alle crisi, sfide e minacce globali. L’Unione europea ha lo status di membro osservatore presso le Nazioni Unite dal 1974; con la ratifica del Trattato di Lisbona (2009), l’Unione europea ha assunto una personalità giuridica e pertanto la capacità di rappresentare gli Stati membri presso le Nazioni Unite attraverso la figura del Presidente del Consiglio (oggi Donald Tusk) dell’Alto Rappresentante dell’Unione (Federica Mogherini), dalla Commissione e dalle delegazioni dell’UE (qui maggiori dettagli sul ruolo dell’UE nelle Nazioni Unite). Viceversa, da parte dell’ONU è esplicito il sostegno a un’Europa forte e unita.
Le priorità dell’UE all’Assemblea generale dell’ONU riguardano il sostegno della pace mondiale, la cooperazione mondiale per un mondo più equo e giusto e la creazione di un’agenda globale di ampio respiro. Ma il coinvolgimento dell’UE nelle Nazioni Unite comporta anche opportunità per i cittadini europei interessati a una carriera internazionale. Il programma JPO recluta giovani lavoratori ai quali offre l’occasione di acquisire esperienza nel campo della cooperazione multilaterale internazionale. Si tratta di un programma altamente formativo e di grande prestigio, per accedere al quale è prevista una selezione rigorosa. Scopri tutti i dettagli del JPO con le nostre schede informative
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