Sale l’incertezza per la Brexit ed economisti e giuristi si interrogano: è convenuto all’Inghilterra uscire dall’Unione Europea? “Con la Brexit le imprese si trovano in una situazione di grande incertezza a quanto pare la Gran Bretagna non intende utilizzare schemi gia’ disponibili e quindi
l’assenza di regole chiare e confini determinati per almeno i prossimi 2 anni potra’ creare scompiglio. È evidente che le imprese non possano vivere nel dubbio, per questo, anche accettando di convivere con un tax rate meno conveniente, preferiranno rivolgersi a Paesi dove ci sono regole certe piuttosto che agire nell’ignoto”. E’ la posizione espressa da Paolo Besio, Partner Bernoni Granth Thornton, durante un
confronto sugli scenari post-Brexit per le aziende insieme al Presidente della Camera di Commercio britannica in Italia Daniel
Shillito, Alessandro Dragonetti Managing Partner Bernoni Grant Thornton e il giornalista Roberto Sommella.
“Il fenomeno Brexit – sostiene Dragonetti – impatterà in maniera significativa anche sui Paesi che abitualmente
intrattengono rapporti commerciali con la Gran Bretagna le cui aziende saranno chiamate a rivedere anche le logiche del loro business in funzione del nuovo contesto normativo di riferimento. Motivo per il quale sin da ora è necessario iniziare una analisi preventiva degli scenari e delle relative conseguenze cosi’ da essere tempestivi nell’effettuare le scelte al momento opportuno trasformando l’elemento di criticità in opportunità”. Infine, secondo Roberto Sommella, presidente della Nuova Europa ed autore di Euxit, uscita di sicurezza per l’Europa, “l’economia è ormai interconnessa e la Gran Bretagna non fa eccezione. La tirannia della finanza e’ costata agli stati 15 trilioni di dollari per salvare banche, assicurazioni e fondi, mentre si è calcolato che con la dematerializzazione di molte transazioni finanziarie, quasi l’80% dei 120 trilioni di dollari di azioni scambiati annualmente sulle borse mondiali perseguano finalità speculative. In questo contesto, alla borsa di Londra vengono scambiati i tre quarti dei derivati in euro per un contro valore di 850 miliardi di euro al giorno. Le stanze di compensazione di questo contratti Bruxelles le vuole in Ue ma per l’Inghilterra sarebbe un danno colossale. E’ lo scoglio più grande sulla strada della Brexit di cui si parla pochissimo ma che è cruciale per la stabilità dell’Eurozona”. Per Sommella, direttore delle Relazioni esterne dell’Antitrust, c’è però un caso di scuola dove Europa e Gran Bretagna continueranno a collaborare bene: è la tutela della concorrenza. ”L’Antitrust ha appena aperto una sua pagina Facebook e ho raggiunto un accordo con l’Antitrust britannico, la Competition Market Authority, per la condivisione di alcuni contenuti informativi. Nessuno ha detto da Londra: non facciamo più nulla, c’è la Brexit. Spero che anche a livello più ampio il divorzio tra Londra e l’Ue non sia traumatico”.