di Pier Virgilio Dastoli
Fra le isole di Ventotene e Santo Stefano c’è poco più di un miglio nautico che corrisponde a due chilometri terrestri.
La distanza nautica è talmente limitata che può essere percorsa a nuoto come è avvenuto il 19 luglio quando dodici persone, nel rispetto delle normative anti-covid e come le dodici stelle della bandiera europea, si sono tuffate nel mare dell’isola di Ventotene per giungere a Santo Stefano nella “Natalonga per l’Europa” promossa da EuropaNow con Acmos e Benvenuti in Italia in collaborazione con il Comune di Ventotene, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea e il patrocinio della Regione Lazio.
La distanza nautica fra le due isole è poca, ma molta è la distanza culturale e storica se si percorre la storia di Santo Stefano e Ventotene dalla fine del Settecento al 1943.
L’isola di Santo Stefano è stata prima un simbolo del periodo borbonico per il carcere, detto panottico per la sua forma circolare, fatto costruire da Ferdinando IV nel 1794, poi un simbolo dell’Italia risorgimentale perché “ospitò” fra il 1851 e il 1859 lo scrittore napoletano Luigi Settembrini che fu incarcerato, insieme a Silvio Spaventa, dopo la restaurazione borbonica per il suo impegno patriottico, divenne un luogo di detenzione destinato ad accogliere detenuti comuni e speciali (come l’anarchico Gaetano Bresci che aveva ucciso Re Umberto I) a partire dall’Unità d’Italia, si trasformò durante il fascismo e negli anni ‘30 in un luogo di prigionia e di punizione per alcuni condannati antifascisti come Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Rocco Pugliese e Sandro Pertini e tornò ad essere una struttura penitenziaria a vita con la fine del fascismo e l’avvento della Repubblica fino alla sua definitiva chiusura nel 1965.
Che abbia “ospitato” detenuti comuni o politici, il carcere nell’isola è stato sempre – per dirla usando il linguaggio del diritto penale – un luogo di punizione e non di prevenzione.
Al contrario di Santo Stefano, l’isola di Ventotene è stata fra il 1939 e il 1943 – come altre otto “colonie” (Lipari, Lampedusa, Pantelleria, Favignana, Ustica, Tremiti, Pisticci, e Ponza) – luogo di “confino di polizia” come strumento di prevenzione per impedire azioni di propaganda ostili al regime fascista.
Oltre a Terracini e Pertini che, scontata la condanna del Tribunale Speciale furono trasferiti da Santo Stefano a Ventotene, furono sottoposti al regime del confino nella “cittadella confinaria” di Ventotene circa ottocento persone considerate altamente pericolose per il fascismo fra cui Altiero Spinelli, che aveva scontato dieci anni di carcere duro a Civitavecchia, Lucca e Viterbo insieme a Ernesto Rossi e Eugenio Colorni che, essendo sposati, potevano trascorrere il periodo di confino con le mogli Ada Montanari e Ursula Hirschmann.
Contrariamente ad una gigantesca fakenews messa in circolazione non si sa come, in occasione della visita il 30 gennaio 2016 dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, e rilanciata poi il 2 agosto 2017 quando sull’isola arrivò la sottosegretaria Maria Elena Boschi, e con la benevolenza di chi ignora la storia europea e italiana, Altiero Spinelli insieme ad Ernesto Rossi e Eugenio Colorni non hanno mai messo piede a Santo Stefano. Quell’isola l’hanno vista per quattro anni, ma dalle scogliere di Ventotene ad una distanza di un miglio nautico. Nell’inverno del 1941 hanno scritto a Ventotene, e non a Santo Stefano, il Manifesto per un’Europa libera ed unita e da Ventotene Ursula Hirschmann e Ada Rossi sono partite con il Manifesto nascosto in un pollo arrosto con l’impegno di diffonderlo in tutta Europa.
A Ventotene e non a Santo Stefano Altiero Spinelli propose il 10 ottobre 1981 di trasformare l’isola in una scuola politica permanente per giovani militanti federalisti, a Ventotene e non a Santo Stefano si formano dal 1982 i dirigenti del Movimento Federalista Europeo, della GFE e del Movimento Europeo su iniziativa dell’Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli con il sostegno della Regione Lazio e del Comune di Ventotene, a Ventotene e non a Santo Stefano si incontrano dal 2017 i giovani nei dialoghi organizzati da “La Nuova Europa” e a Ventotene e non a Santo Stefano è stata creata la “Scuola d’Europa” su iniziativa dell’associazione “La Nuova Europa” con il sostegno del Senato della Repubblica.
Alla vigilia delle celebrazioni degli ottanta anni del Manifesto di Ventotene e superando questo difficile 2020, archiviamo anche per una buona volta le distorsioni storiche.