Il progetto FORUM4DEMOCRACY ha permesso a dieci adulti di visitare il Consiglio d’Europa in occasione del “World Forum for Democracy” ed è stato ideato e promosso da Pro Loco Novara, una piccola associazione culturale specializzata in arte, letteratura e poesia e molto prolifica dal punto di vista degli eventi culturali con solidi valori europei. Il progetto è stato fortemente voluto per avvicinare i cittadini alle grandi istituzioni internazionali, specialmente coloro che non avrebbero potuto accedere, sia per l’età che per scarse risorse. Un desiderio che è stato reso possibile da un bando di mobilità Erasmus+.

Dalla sua fondazione ad oggi, i 46 stati che compongono il Consiglio d’Europa vivono in maggiore sicurezza, protezione e dignità ed i loro governi proteggono i diritti umani. Ciononostante, come sottolinea la presidente di Pro Loco Novara Caterina Zadra, la maggior parte dei cittadini farebbe fatica a elencarli tutti e molti potrebbero anche non conoscere le varie convenzioni in atto e che tutelano tanti aspetti della vita: dalla prevenzione della tortura, alla lotta alla tratta di esseri umani, alla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. 

Oltre agli Itinerari Culturali Europei e il Patrimonio culturale materiale, immateriale e sostenibile, Pro Loco Novara sta ad esempio approfondendo il tema dell’impatto delle nuove tecnologie sulla democrazia e sui diritti umani attraverso la conferenza di Varsavia che esplora l’impatto delle nuove tecnologie sulla democrazia e sui diritti umani e la Commissione GRECO – Gruppo di Stati contro la corruzione che prepara rapporti sulla prevenzione della corruzione e la promozione dell’integrità nei governi centrali. 

Quest’anno si celebra anche il 75° anniversario del Consiglio d’Europa, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la visibilità delle competenze dell’organizzazione, tra cui la Convenzione quadro sull’intelligenza artificiale – di recente promulgazione – e i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto, altri trattati e convenzioni correlati, nonché la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

 

Passato, presente e futuro dell’UE e dei suoi cittadini

Nel pomeriggio di martedì 5 novembre, presso il “Lieu d’Europe” si è svolta l’accoglienza formale con il Conseil International pour la Transmission Intellectuelle (CITI), la prima associazione culturale a far parte delle ONG del Consiglio d’Europa da parte di Henri Matthian, esperto nell’ambito dell’IA che per anni ha lavorato per conto di enti francesi e attualmente tesoriere presso Académie du Grand Est, e Rinaldo Rosso, docente di Lingue e vice presidente del CITI. Incontro propedeutico ai successivi tre giorni da vivere all’interno del Consiglio d’Europa come soggetti iscritti e partecipanti al Forum Mondiale per la Democrazia 2024.

L’incontro si è sviluppato a partire dalle radici dell’Europa, di cui Rinaldo Rosso ci ha fatto un riassunto e dai personaggi che hanno contribuito a costruirla.

Luz Cardenas e Massimo Ruspa raccontano il loro punto di vista sull’incontro, svoltosi in ottica intergenerazionale, in cui ciascuno dei partecipanti faceva vedere delle rappresentazioni un po’ diverse, ad esempio era come se Rinaldo e Mathian fossero ancorati ad una memoria, ad un ricordo, a dei valori dell’Europa, che loro ricordano anche in modo utopico e ce lo raccontassero quasi con rimpianto, con sensazione di perdita. Gabrio Mambrini offre invece uno spunto di riflessione sul Cristianesimo, che probabilmente non è solo la religione più diffusa al mondo. La società e la cultura europee ne sono state fortemente influenzate, creando una psicologia collettiva, che si può presumere abbia dato inizio al progetto Europeo, come lo intendiamo oggi nella sua declinazione comunitaria. Ad esempio, ruolo fondamentale, tra gli altri, hanno avuto statisti come Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer. Pertanto l’Europa è molto di più e molto altro rispetto ad uno sbandierato e convenzionale assetto economico e finanziario. Essa rappresenta un’idea e uno spirito che trovano ragione d’essere nell’Europa delle culture.  Sempre attuale il problema di avvicinare i cittadini, spesso sconsolati nei confronti delle istituzioni europee. Ci siamo interrogati sui valori della democrazia, della pace e dei diritti dell’uomo. 

Durante l’incontro si è discusso di cosa è stata l’Unione Europea e dei cambiamenti in atto, facendo riferimento al nuovo quadro geopolitico e di cosa possiamo fare concretamente. Conosciamo l’importanza delle istituzioni europee e i valori dei quali sono portatrici in relazione con il concetto di democrazia partecipativa. Abbiamo parlato della BCE, con la creazione dell’Euro e di come alcuni Paesi, in primis la Germania, abbiano tratto vantaggio dal passaggio alla nuova valuta, mentre altri Stati hanno perso potere d’acquisto. 

Ci si è confrontati sulle possibili modalità per rafforzare il sentimento europeo, con proficui scambi di opinioni. Un dibattito che ha arricchito tutti i presenti, di età e provenienza differenti, nella quale è emerso il valore della collaborazione intergenerazionale. Nel corso del dibattito, ricordando Stefano Giuliani, Mathian ha sottolineato con determinazione la necessità di rafforzare la coesione economica e culturale dell’Europa, considerandola essenziale per sensibilizzare i cittadini sui vantaggi dell’integrazione politica ed economica. Ha evidenziato come tali elementi possano contribuire a consolidare simboli chiave, come la moneta unica, all’interno di una narrazione culturale e storica condivisa, capace di unire le diverse entità europee.

Mambrini prosegue la riflessione con una citazione di Massimo D’Azeglio: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. Esortazione che ritorna attuale traslata a distanza di oltre un secolo e mezzo all’ambito europeo.  Ma l’idea moderna di Europa, pur trovando impulso nel secondo dopoguerra, affonda in qualche modo le radici anche nel nostro periodo risorgimentale laddove nel pensiero repubblicano di Giuseppe Mazzini e nel federalismo temperato di Carlo Cattaneo si invocava l’Europa delle Nazioni. 

Alla vigilia di un evento così importante come il Forum Mondiale per la Democrazia, che annualmente si svolge nella sede del Consiglio d’Europa, sorge spontaneo però interrogarsi se innanzitutto l’Unione Europea, quale entità politico-amministrativa possa definirsi veramente democratica, secondo i canoni classici tramandataci in primis da Charles de Montesquieu in merito soprattutto alla separazione dei poteri. 

Interrogativo non trascurabile per i riflessi che può avere non solo per i cultori della scienza della politica, ma anche e forse soprattutto per i cittadini europei. 

Disinformazione ed elezioni in una democrazia in continuo pericolo

Le elezioni sono eventi cruciali per la vita democratica, tuttavia sono diventati momenti in cui il dibattito polarizzato diventa ancora più forte e dove aumentano i contrasti. Le persone che non la pensano allo stesso modo si allontanano e la gente perde fiducia nelle istituzioni.  Il forum ha offerto un’ampia panoramica rispetto a pratiche elettorali inclusive e nuove idee per superare lo scontro bipolare e coltivare l’unità di intenti accogliendo le diversità nella società. Durante la prima sessione plenaria si è parlato di voto online, che permette una maggior partecipazione perché ad esempio evita di doversi spostare, andando incontro a chi non ne ha la possibilità. Una modalità che tuttavia non è esente da rischi racconta Vladimir Misev, (Senior Adviser on New Voting Technologies, membro OSCE e ODIHR), le autorità infatti non riescono a controllare la validità, mettendo a rischio la credibilità e la segretezza dei voti e rendendo la democrazia più fragile. 

Tema centrale è stata “l’industria della disinformazione”, in particolare online, potente mezzo per manipolare l’opinione pubblica e aumentare la sfiducia nelle istituzioni democratiche. Di cui sono stati analizzati i meccanismi, ma anche strategie innovative per contrastarla. Come il progetto “Forum against Fakes” presentato da Anna Renkamp (Senior Project Manager, Democracy and Cohesion, Bertelsmann Foundation, Germany), volto a rafforzare il coinvolgimento dei cittadini aumentando la consapevolezza attraverso la loro partecipazione, chiamandoli a fornire suggerimenti sulle politiche da adottare, attraverso un innovativo format di partecipazione digitale.  Il format prevede temi e problemi proposti dalla società civile (online), discussi da un’assemblea di cittadini, che sviluppa un’idea e focalizza la tematica, i cittadini online elaborano la proposta fornendo dei feedback, l’assemblea formula le considerazioni finali, i cittadini hanno la possibilità di esprimere un feedback sull’elaborato e si arriva alla formulazione di un report.

I social media svolgono un ruolo sempre più importante nella società e in fase di campagna elettorale hanno il potere di influenzare grandi masse. È stata avanzata la proposta di associare un documento ad ogni account per contrastare quelli fake, auspicando una maggiore collaborazione tra governi e società civile.

Afia Asantewaa Asare-Kyei (membro di Meta’s Oversight Board, Ghana/South Africa) ha portato all’attenzione il bisogno di potenziare l’educazione digitale, che ha molte cose in comune con la conoscenza delle democrazia, specialmente nelle aree rurali, anche tramite campagne pubbliche per aumentare la consapevolezza sulle nuove tecnologie, sulle opportunità e i rischi e su come stanno influenzando la società. Un conto è saper usare le funzionalità dei dispositivi elettronici, un altro è conoscere rischi e potenzialità. Asare-Kyei (come molti altri relatori) invita a spingere le piattaforme social ad essere più trasparenti e ad assumersi le loro responsabilità quando causano danni. I proprietari delle piattaforme hanno un grande potere sul futuro delle democrazie, perchè controllano la libertà di espressione, motore delle democrazie.

Ad esempio la Croazia, comprendendo l’importanza di supportare iniziative per combattere la disinformazione, è l’unico Paese UE che sta finanziando un progetto di “Facts checking”. In aggiunta, vengono portati avanti programmi di educazione per gruppi di persone anziane per navigare meglio in rete e riconoscere le fake news, manipolazioni, difendersi dall’odio in rete e per selezionare meglio contenuti di qualità, rilevanti e verificati.

La disinformazione ha conseguenze su diversi ambiti, come la salute pubblica e mette a rischio la nostra capacità di comprendere temi complessi come il cambiamento climatico e il fenomeno migratorio.

Vladimir Misev esorta a non dimenticare che quando si parla di disinformazione, oltre ai contenuti, bisogna considerare le ingenti somme di denaro spese per le campagne politiche (4 miliardi ca. nelle recenti elezioni USA), invitando a regolamentare questo fenomeno e la protezione dei nostri dati personali.

 

Coinvolgimento della società civile

Molte democrazie stanno affrontando una crisi di coinvolgimento da parte dei cittadini alla vita pubblica. Abbiamo bisogno di persone attente, con spirito critico, incalza Jasmine Fitzpatrick (Università di Mainz, Germany), in grado di fidarsi e di porre le domande giuste per non farsi fregare dalle fake news. Tema che riguarda tutti, non solo le giovani generazioni.

Come si rende la vita politica più attraente? Molti vorrebbero partecipare, ma pensano che impegnarsi comporti problemi e preoccupazioni. Durante il forum ci si è chiesti anche come raggiungere chi non è nell’ambiente della politica, dell’economia, ecc… Ad entrambi i quesiti si può rispondere dando a queste persone ruoli attivi e se vedranno risultati tangibili dei loro sforzi continueranno.

Interessante e di ampio respiro l’intervento del ministro degli affari esteri ed europei polacco Gordan Grlić Radman, nell’apertura della terza sessione plenaria. In cui ha sottolineato l’importanza di istituzioni internazionali come il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea che contribuiscono a influenzare per il meglio le istituzioni polacche e la società civile. Nel concreto Grlić Radman racconta come la società civile polacca abbia combattuto tra il 2015 e il 2023 per il mantenimento dello Stato di diritto e diritti civili e umani di base messi in discussione dal governo in carica allora. Il suo intervento prosegue sostenendo che lo Stato di diritto non può essere protetto dove non c’è una forte società civile, organi universitari e associazioni indipendenti, che sono come un vaccino contro il populismo, le fake news e regimi illiberali e autoritari. Questi sono strumenti essenziali per garantire il rispetto della democrazia e dello stato di diritto. In parallelo, è importante promuovere le istituzioni e spiegare cosa fanno, il motivo per cui esistono e perché sono importanti per la democrazia. In questo sforzo è importante organizzare eventi dal vivo ma anche tramite i social media. Infine,  in una democrazia liberale i politici dovrebbero dialogare con la società civile, e oltre a soddisfare le promesse, dare prova che stanno facendo meglio dei populisti che offrono soluzioni facili a problemi complessi.

Gli insegnamenti più utili potrebbero essere trovati nelle “nuove democrazie”, piuttosto che nelle “vecchie” (Europa), ad esempio Henry Kwasi Prempeh, membro di African barometer senior advisory team, ci ricorda che la democrazia non è qualcosa su cui si lavora in singoli Stati, isolati dal resto del mondo. Prempeh porta anche un messaggio positivo, in testimonianza della società civile africana:

“Spesso si misura la salute di una democrazia dal comportamento dei governi e quando un leader è autoritario si ritiene che tutti condividano la loro visione, trascurando la speranza e la richiesta da molta parte della popolazione di una democrazia liberale. Vogliono più partecipazione, che la loro voce venga ascoltata, più affidabilità e trasparenza rispetto a quanto il governo sta dando loro.” 

Nei Paesi occidentali tendiamo a dare per scontata la democrazia, un monito arriva da una dei maggiori leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, che riferendosi alle elezioni americane (che si sarebbero svolte a breve) afferma: “Non essere certi di chi vincerà le elezioni è un lusso, in Bielorussia già sappiamo che alle prossime elezioni vincerà ancora  Lukashenko”. Tikhanovskaya esorta dunque a punire il regime non la popolazione, chiedendo di fornire opportunità ai cittadini, ad esempio di studio e lavoro, e ragioni per combattere per la democrazia.

Raffaella Y. Nanetti, professoressa emerita dell’università di Illinois a Chicago, nel panel dedicato al confronto tra generazioni, ha ricordato una fortuna che diamo per scontata, che è la possibilità di voto, la possibilità di fare la differenza per il bene comune, insieme agli altri. Sumaia Sediqi ha parlato della fragilità della democrazia e di quanto sia fondamentale coinvolgere i giovani per proteggerla, altrimenti può essere persa dal giorno alla notte come in Afghanistan. L’istruzione aiuta a proteggerla. Oggigiorno è molto facile accedere ad un confronto 1-1 online, tuttavia c’è un rischio maggiore di perdere il senso di appartenenza ad una comunità. Dovremmo provare a non perdere il dialogo e il dibattito faccia a faccia.

Funzionamento del CoE, tra istituzioni e ONG

Caterina Zadra e Rinaldo Rosso, che frequentano da anni il Consiglio d’Europa, hanno avuto modo nel tempo di conoscere il dott. Zaffuto (Capo Divisione Visibilità pubblica, Analisi e Ricerca presso la Direzione della Comunicazione del Consiglio d’Europa, portavoce della segreteria generale del Consiglio d’Europa, Responsabile per la copertura mediatica di Italia, San Marino e Santa Sede), che conosce bene il funzionamento del CoE, in quanto è da anni punto di riferimento per i giornalisti italiani, sammarinesi e della Santa Sede che scrivono a proposito del Consiglio d’Europa. 

Nella serata di sabato 9 novembre si è svolto un incontro, in cui ci ha spiegato come funziona la macchina del CoE e le problematiche che emergono, ad esempio l’italia è stata richiamata per un eccesso di violenza negli interventi della polizia nei confronti degli immigrati.

Zaffuto ci ha messi davanti ad una realtà attuale, secondo Cardenas e Ruspa, di un’Europa affaticata, contraddittoria, paradossale. Ci ha fatto esempi di persone che da una parte firmano, ma poi non sono d’accordo e si comportano diversamente.

Il funzionamento del CoE, al di là della presenza operativa della struttura, è impostata sull’intervento dei politici, a livello di assemblea parlamentare, assemblea delle regioni e dei poteri locali (regioni e province). Dagli anni ‘80 circa, c’è anche il riconoscimento della conferenza delle ONG (a statuto partecipativo), che avevano iniziato con statuto di semplice ammissione (osservatori). Attualmente partecipano al lavoro del CoE, un centinaio di fisse su circa trecento totali, portando testimonianza e la voce di varie organizzazioni e categorie, che formano la società civile. L’organizzazione è strutturata in base da assicurare la rappresentanza. Il covid è stato un periodo di blocco, ma anche di apertura ad un nuovo modo di partecipazione online. Da un punto di vista pratico è emerso il problema delle votazioni, in modo che sia valido. Al Forum si cerca di dare voce a livello mondiale, non solo a Stati che attuano il concetto di partecipazione democratica, ma anche a coloro che provengono da Stati dove questo tipo di partecipazione non è concesso o non ancora sviluppato.

 

Tirare le fila

Il Consiglio, rappresentato da Bjørn Berg (Vice Segretario Generale del Consiglio d’Europa) chiude i lavori auspicando una maggiore collaborazione tra stakeholders, governi, società civile, piattaforme digitali e giornalisti. Richiamando molti degli argomenti trattati in quei giorni, come la necessità di accompagnare l’avanzamento tecnologico con regolamentazioni a livello internazionale che garantiscano la protezione dei diritti umani. L’importanza di un’educazione digitale per ogni fascia d’età e classe sociale, ripensando il modello per le nostre democrazie e stimolando maggiormente il dibattito tra le persone e il loro coinvolgimento. Con attenzione particolare ai giovani che non devono essere visti solo come “il futuro”, ma necessitano di avere un ruolo attivo ora. La democrazia non è una destinazione, va alimentata continuamente e custodita dai cittadini, che non sono unicamente “voti” e consumatori.

Partecipare al Forum per la Democrazia mi ha fatto sentire parte di qualcosa di più grande, una comunità che condivide gli stessi valori, e ha confermato l’idea di quanto sia importante dialogare, anche e soprattutto tra Paesi e culture diverse. Diventando occasione di riconoscimento reciproco e crescita nella pace e nella tutela dei diritti. È stato stimolante far parte di questi giorni all’insegna della tutela dei valori democratici, delle diversità, con uno occhio di riguardo all’attualità, discutendo delle sfide dettate dalle nuove tecnologie.

 

Si ringrazia per il contributo all’articolo Luz Cardenas (psicologa e formatrice), Massimo Ruspa (rappresentante), Stefano Giuliani (amministratore delegato di Geo4Map), Gabrio Mambrini (giornalista e segretario di Pro Loco Novara), Caterina Zadra (presidente di Pro Loco Novara ed organizzatrice del progetto).