Prima che sia troppo tardi sarebbe bene per l’Italia capire che la campana della destra tedesca è suonata anche per lei. La trasformazione di Alternative fur Deutschland, il vincitore morale delle elezioni tedesche, da partito euroscettico in partito xenofobo non deve ingannare. La matrice pur composita del movimento che entrerà per la prima volta nel Budestag, rendendo più complesso il lavoro del quarto mandato di Angela Merkel, ha una solida quanto brutale base economica. Che poggia su tre slogan di sicuro effetto sui tedeschi ultracinquantenni: basta soldi ai paesi meridionali, basta sovvenzioni alle pensioni baby, basta tassi zero. Insomma, basta con gli sprechi dei paesi dell’Euromed.
Se non è chiaro come la cancelliera declinerà il suo futuro esecutivo, è pressoché certo che la probabile presenza di liberali e verdi sposterà Berlino su posizioni più oltranziste con effetti anche su chi governerà a Roma e sulla Banca centrale europea. Merkel, infatti, per recuperare i voti andati a destra, imposterà una nuova politica di rigore, purtroppo più tedesca che europea. Addio quindi alla flessibilità sul deficit, ai ritardi sul taglio del debito pubblico, agli accordi per i salvataggi bancari effettuati con soldi pubblici, alla revisione del Fiscal Compact e alla politica accomodante dell’Eurotower.
Il conto per l’Italia di Paolo Gentiloni e di chi lo succederà dopo le elezioni del 2018 rischia quindi di essere salato. La manovra di una decina di miliardi che si sta impostando in queste settimane, non di lacrime e sangue, ma di accorte (si spera) misure per lo sviluppo, utilizzando quei margini di comprensione cui l’ha abituata da un paio d’anni la Commissione Europea, dovrà tener subito conto che a Berlino non si faranno più sconti sul deficit, così come sul rientro dal debito, sempre pericolosamente sopra il 131% del Pil, e sul rispetto del pareggio di bilancio. La luna di miele con i guardiani di Bruxelles, molti influenzabili dagli umori nei lander, potrebbe quindi interrompersi bruscamente.
Così come potrebbe diventare più difficile il lavoro della Bce e l’uscita dal Quantitative Easing, l’ombrello che ha permesso ai tassi di azzerarsi e ai titoli di Stato italiani di trovare sempre compratori. Un motto di Alternative fur Deutschland che ha avuto piuttosto successo non solo tra i suoi elettori,esalta gli effetti deleteri del bazooka di Mario Draghi sui risparmi del tedesco medio in cerca disperata di rendimenti. La pressione sull’Eurotower affinché lo disinneschi prima del previsto potrebbe così tornare ad essere forte, proprio per accontentare questi malumori interni alla Germania che hanno trovato ora uno sbocco parlamentare e la possibilità di impugnare davanti alla Corte Suprema ogni provvedimento del governo federale. Non considerare i rischi di questa nuova austerità sarebbe pericoloso. Soprattutto in un paese con un debito di oltre 2.200 miliardi di euro.