Discorso del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, al Consiglio europeo del 24 giugno 2021
Signore e signori,
finalmente, la campagna vaccinale di massa sta offrendo ai nostri cittadini la prospettiva di un ritorno a una qualche forma di normalità nei prossimi mesi estivi, così importanti per la ripresa dei alcuni settori economici particolarmente colpiti dalla pandemia, come quello del turismo, della cultura, dei trasporti. Abbiamo preso importanti provvedimenti e li abbiamo varati in tempo record. Insieme abbiamo scommesso sul Certificato digitale europeo, come strumento chiave per facilitare la mobilità e favorire un ripristino graduale dello spazio Schengen, pilastro dell’Unione europea.
Sappiamo, però, che questi strumenti funzioneranno soltanto se il coordinamento tra i Paesi sarà stretto e l’applicazione sarà uniforme.
La cosa peggiore sarebbe avere suscitato nei nostri cittadini e nelle nostre imprese aspettative che poi vengono deluse dalla mancanza di accordo fra gli Stati membri.
Queste misure sono un importante tassello della azione complessiva che l’Unione ha messo in campo in materia di salute pubblica, per rafforzare la prevenzione e la preparazione in vista dei prossimi mesi e di future ulteriori emergenze.
Il Parlamento europeo sta avanzando velocemente verso l’adozione dei mandati negoziali sul rafforzamento dell’Agenzia Europea per i Medicinali, del Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie – ECDC – e sul meccanismo di coordinamento europeo in caso di minacce transfrontaliere alla salute. Tassello dopo tassello abbiamo la possibilità Di costruire le competenze e i meccanismi necessari per una politica comune della salute. Questa riflessione, come ci dice l’ultimo Eurobarometro, è una priorità assoluta per i nostri cittadini e credo che dovrà trovare spazio nei lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa.
Siamo convinti che le crisi possano creare lo spazio per riforme prima difficilmente concepibili e trasformare l’impossibile in una necessità.
So che oggi discuterete dei passi avanti compiuti verso l’adozione dei Piani di ripresa nazionali. Credo che si stia delineando un grande risultato collettivo, delle istituzioni dell’Unione europea e degli Stati membri.
Uno sforzo di programmazione straordinario al quale deve seguire una attuazione molto attenta dei piani nel rispetto delle priorità che abbiamo concordato insieme.
Come ho avuto modo di ribadire spesso negli ultimi mesi, credo che gli obiettivi sociali dei nostri piani siano essenziali. Oltre al Green Deal europeo e all’Agenda digitale, esiste un terzo pilastro per la ripresa e la trasformazione dell’Unione, cioè il pilastro europeo dei diritti sociali. Il progetto europeo che vogliamo costruire deve tenere conto delle esigenze dei lavoratori, deve concentrarsi sulla lotta alla povertà e la riduzione delle disuguaglianze, deve occuparsi della dignità delle persone, in una retribuzione equa per le lavoratrici e i lavoratori.
Sono questi gli impegni che abbiamo preso nel corso del vertice sociale tenutosi a Porto il mese scorso e che ora dobbiamo rispettare.
In questo contesto, non dobbiamo perdere di vista la questione delle risorse per finanziare questo sforzo comune. Ora che la ratifica della decisione sulle risorse proprie ha consentito alla Commissione di dare avvio alla prima tranche del prestito comune per finanziare la ripresa, non possiamo lasciare ai giovani e alle prossime generazioni l’onere dei rimborsi e dei costi di finanziamento del pacchetto per la ripresa fino al 2058. Per questo motivo il Parlamento europeo attende con impazienza le prime proposte della Commissione Europea relative alle nuove risorse proprie che saranno presentate a luglio, con l’impegno di lavorare – come sempre abbiamo fatto in questa lunga fase di crisi – con coerenza e rigore.
Signore e Signori,
Abbiamo celebrato domenica la giornata mondiale del rifugiato. La settimana scorsa solo nel giro di 24 ore sono arrivate sull’isola di Lampedusa oltre 700 persone e gli sbarchi sono destinati a continuare nel corso della stagione estiva.
Ho molto rispetto delle vostre discussioni e so che anche il Consiglio affari esteri e il consiglio giustizia e affari interni hanno di nuovo discusso congiuntamente in questi giorni delle misure contenute nel Patto per l’immigrazione e l’asilo.
Sappiamo che la dimensione esterna è essenziale e che soltanto insieme ai nostri partner potremo pensare di governare la mobilità delle persone, forzata o volontaria, nel rispetto dei loro diritti.
Sappiamo però anche che la dimensione esterna da sola non basta se non sapremo darci una politica comune di immigrazione e asilo al nostro interno. Qual è la comune responsabilità davanti a questo fenomeno globale?
Il Parlamento europeo sta lavorando alle misure contenute nel Patto per l’immigrazione e l’asilo e siamo pronti a negoziare in modo pragmatico e utile.
È evidente che si tratta di una materia politicamente sensibile, ma non è più accettabile che la sorte delle persone sia legata alle vicende elettorali nei nostri Stati membri.
Dobbiamo dare prova di concretezza e serietà e stabilire un patto di solidarietà tra noi – come abbiamo fatto di recente – ottenendo successi rispetto alle sfide economiche poste dalla pandemia.
Definire norme comuni per l’accoglienza delle persone allo sbarco, per il salvataggio in mare. Non possiamo rinviare a riflettere su vie regolari di immigrazione controllata, lavorare insieme su corridoi umanitari e sugli strumenti offerti dalla politica comune dei visti per tutelare chi fugge da persecuzioni e guerre e ha diritto alla protezione internazionale. La mobilità regolare deve essere al centro del negoziato con i Paesi di origine dei flussi migratori – è un elemento importante e mutualmente necessario, senza il quale temo che la definizione di accordi su misura resti uno sforzo in salita. Ed è un elemento necessario per l’Unione europea, davanti alla sfida demografica e a quella altrettanto importante della ripresa dopo la pandemia.
Signori e Signore,
La forza dell’Europa geopolitica – che tutti vogliamo – dipende, senza alcun dubbio, dalla nostra capacità di renderci conto che, in un momento in cui i valori democratici sono attaccati, la nostra risposta deve essere ferma!
Ma per essere forti e convincenti sulla scena internazionale, dobbiamo essere coerenti e garantire l’applicazione dello stato di diritto e dei diritti fondamentali che chiediamo agli altri di rispettare. La discriminazione, sia essa razziale, religiosa, basata sull’orientamento sessuale o altro, è incompatibile con i valori fondamentali dell’UE. Ecco perchè siamo preoccupati delle recenti iniziative legislative intraprese in Ungheria. Nessuna tradizione o altra cosiddetta specificità culturale può giustificare il mancato rispetto della dignità umana.
È con questo messaggio e questi valori che l’Unione europea ha potuto ricordare, durante la visita del presidente Biden, che l’Oceano Atlantico è il nostro mare comune e che la democrazia e lo stato di diritto sono valori essenziali su entrambe le sponde. La difesa del multilateralismo è un altro elemento del DNA europeo. Come voi, ho potuto ricordarlo al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. E lui sa che può contare sul nostro sostegno.
Gli stessi principi si dovrebbero applicare alle nostre relazioni con la Russia. Accolgo con favore la comunicazione dell’Alto Rappresentante e della Commissione. Il Parlamento è lieto di notare che gli elementi delle sue risoluzioni sono inclusi nella bozza di testo che avete preparato. Questa convergenza di opinioni renda più forte la posizione europea.
Vorrei inoltre ricordarvi di rimanere coerenti e uniti tra noi nei confronti della Russia. Ogni iniziativa di dialogo con le autorità russe è benvenuta ma per essere efficace deve avvenire a livello dell’UE. Dobbiamo parlare ad una sola voce. La nostra debolezza è la loro forza. Più siamo forti, meno siamo vulnerabili e più saremo affidabili per i nostri partner esterni.
Questa crisi può rappresentare un’opportunità per noi europei di rinnovare e rafforzare il nostro impegno comune a favore di un’Unione europea sostenibile, equa, inclusiva e resiliente.
A tal fine, sulla base del grande piano di ripresa che abbiamo finanziato insieme, dobbiamo riflettere su nuove norme e nuovi meccanismi per rafforzare l’economia europea e rispondere alle sfide di questo tempo. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare.
L’importante è che l’UE e gli Stati Membri non si fermino. Lo dobbiamo ai nostri cittadini che hanno tanto sofferto e pagato per questa crisi e alle generazioni future.
Grazie e buon lavoro!