di Mattia Sansoni

Il valore della memoria, oggi più che mai, nella società delle fake news, della disinformazione e delle amnesie storiche, va affermato con forza, come un imperativo categorico, per salvaguardare la nostra democrazia. L’associazione La Nuova Europa si impegna da anni per custodire la memoria collettiva attraverso il dibattito, l’informazione e le testimonianze di chi ha vissuto il terrore dei totalitarismi. In un’edizione della Scuola d’Europa a 80 anni dalle leggi razziste (26 ottobre 2018), il presidente Roberto Sommella ricordava che “bisogna mantenere la guardia alta verso coloro che mettono in discussione la storia, la storia con la S maiuscola”. Mantenere la guardia alta e tracciare una linea rossa tra il pensiero democratico e quanto si sviluppa intorno a nuove ideologie razziste e antisemite, che mettono in discussione la libertà e i diritti che contraddistinguono l’Unione Europea.

Ma sono le parole della senatrice a vita Liliana Segre, che in quell’edizione della Scuola d’Europa al Liceo Caetani di Roma offrì la sua testimonianza a centinaia di studenti, che vogliamo ricordare in questo Giorno della Memoria. Un paio di passaggi del suo discorso toccante, quando Liliana parla dell’indifferenza, dell’odio e della vendetta. E ci fa vedere da vicino quanto questi disvalori che sembrava non dovessero più tornare oggi sono di nuovo fra noi.

Secondo i dati pubblicati dal “Rapporto Italia 2020”, infatti, il 15,6% degli italiani crede che la Shoah non sia mai esistita rispetto al 2,7% del 2004. In quindici anni molto è cambiato e l’avvento dell’informazione targettizzata attraverso i social network ha creato le cosiddette “eco chamber”- casse di risonanza – dove, attraverso il tracciamento dell’identità personale, gli utenti vengono sottoposti esclusivamente a informazioni compatibili con il proprio pensiero politico, mentre le risorse che potrebbero metterlo in discussione vengono scartate. In questo modo le informazioni che arrivano all’utente non fanno altro che confermare ciò che ognuno già pensa portando a un’estrema polarizzazione dell’opinione pubblica. Inoltre, queste bolle chiamate “filter bubble” diventano l’habitat ideale per la diffusione di fake news che, se alimentate ed incontrastate, prendono facilmente le sembianze di vere notizie.

La salvaguardia del passato storico, minacciato sempre di più dall’informazione distorta e dalla propaganda estremista, deve passare per le scuole ed è per questo che l’impegno per la diffusione di valori democratici, basati sulla discussione e sullo studio della storia, resta un pilastro imprescindibile, specie mentre assistiamo al proliferare dell’intolleranza in rete. Non a caso la senatrice Segre è anche la principale relatrice della mozione contro l’odio, approvata in Senato poco più di un anno fa. Ogni giorno è il giorno della memoria e solo quest’ultima può renderci liberi dal pregiudizio.

Partendo dall’espulsione dalla scuola in seguito alle leggi razziste, passando per il tentativo di fuga in Svizzera con il padre, alla consegna alle forze di polizia italiane e al carcere per poi arrivare agli aberranti racconti del lager, dove entra a 13 anni, Liliana Segre (l’intervento integrale nel link in fondo) si sofferma sull’indifferenza da parte di coloro che credeva fossero amici, le stesse compagne di scuola: “fu l’ indifferenza generale, fu quella nebbia che avvolse i perdenti come sempre avviene, perché è così facile essere amici dei vincenti, delle persone di successo, mentre è molto difficile essere amici dei perdenti, è più facile seguire il carro dei vincitori e non avere quell’obbligo di andare a trovare il malato, di soccorrere quei poveretti che hanno sempre bisogno di qualche cosa. E invece noi eravamo così e gli amici che si palesarono e rimasero fedeli per anni furono eroici, perché non fu facile essere amici degli ebrei.”

Dopo racconti delle disumane violenze di cui fu testimone, è particolarmente toccante il ricordo datato maggio 1945 quando, dopo la famosa “marcia della morte” seguita alla liberazione di Auschwitz, il crudele comandante delle SS che si occupava del campo in cui Liliana era prigioniera, conosciuto per la sua ferocia, si tolse l’uniforme per scappare con abiti borghesi.

“Io mi ero nutrita di odio e di vendetta e quando lui buttò la sua pistola praticamente ai miei piedi io pensai: lo uccido. Era secondo me il giusto finale per tutta la violenza che avevo visto intorno a me per un anno e mezzo e che mi aveva profondamente cambiato, credevo. Fu un attimo, in cui pensai di raccogliere quella pistola, ma nello stesso attimo capii che io non ero come il mio assassino, che io non avrei mai potuto, avendo sempre scelto la vita, togliere la vita a nessuno per nessun motivo. Non ho raccolto quella pistola per fortuna e da quel momento sono stata quella donna libera e quella donna di pace che sono anche adesso. Diventando nonna, molti anni dopo, ho capito che non odiavo più quegli aguzzini, che ne avevo pena, e che ero pronta a diventare una testimone che parla di vita, che parla di pace, che parla di amore, che non parla di odio e di vendetta”.

Ecco i link all’intervento integrale di Liliana Segre

https://www.radioradicale.it/scheda/555910/la-scuola-deuropa-laboratori-di-cittadinanza-e-dialoghi-sulla-liberta-prima-giornata

https://video.repubblica.it/politica/roma-segre-incontra-gli-studenti-i-ragazzi-ci-ha-raccontato-un-odio-che-sentiamo-intorno-a-noi/318026/318654