Il premier Giuseppe Conte viene accusato di voler accentrare il potere a Palazzo Chigi per gestire in solitudine e senza il controllo del Parlamento i soldi del Recovery Fund. Ma è davvero un caso isolato in Europa?

Marco Vignali su MF-Milano Finanza ha scoperto di no. Mentre infatti l’Italia rallenta nelle scelte decisive per il Next Generation EU, l’Europa accelera. La sua lentezza burocratica potrebbe rivelarsi fatale in anni che saranno fondamentali per il rilancio del Paese dopo la fine della pandemia da Covid. Il tema non è tanto nell’allocazione dei fondi, che pur con qualche polemica sembra ormai definita, quanto nella scelta degli incaricati che dovranno gestirli. Lo scontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, con il primo che chiede una task force “centralizzata”, è solo l’ultimo di una serie di confronti tutt’altro che felici, i quali non fanno altro che rallentare la messa a disposizione dei 196 miliardi garantiti dall’Unione.

Ecco cosa ha scoperto Vignali: “I Paesi leader, Francia e Germania, hanno già ampiamente scelto come collocare i fondi a disposizione. Macron è stato chiaro, le sovvenzioni andranno a finanziare il 40% del “France Relance”, il progetto da 100 miliardi ideato dal Governo per rilanciare l’economia francese. A capo vi sarà François Bayrou, politico ed ex ministro dell’Istruzione e della Giustizia, che tratterà direttamente con il Governo e, in particolare, con il ministro dell’Economia Bruno Le Maire. La Francia darà assoluta priorità all’aspetto green, con l’obiettivo di diventare la prima grande economia decarbonizzata d’Europa entro il 2050.

Il piano di ripresa complessivo fornirà al Paese d’Oltralpe 30 miliardi di euro da investire nell’ambiente, oltre ad ulteriori 34 miliardi per migliorare gli impianti di produzione, investire fortemente nelle tecnologie future, ridurre le imposte sulla produzione e aumentare il sostegno alla ricerca, alla formazione e allo sviluppo di nuove competenze aziendali.

Come per la Francia, anche il focus della Germania ricadrà su progetti volti a favorire le infrastrutture digitali, la decarbonizzazione e l’ammodernamento della pubblica amministrazione. I fondi, di dimensione ridotta se confrontati con quelli messi a disposizione dal Governo di Angela Merkel, verranno riassorbiti all’interno di altri piani, tra cui il Patto Strutturale e di Rafforzamento delle Regioni Carbonifere, volto ad aiutare le regioni più colpite dalla decarbonizzazione, alla conversione delle centrali elettriche alimentate a carbone e ad una quasi totale riconversione degli impianti di condizionamento negli edifici pubblici e privati.

La Spagna, secondo Paese in termini di fondi ricevuti, ha deciso di affidarsi unicamente al Governo, con il Primo ministro Pedro Sanchez incaricato di costituire una cabina di regia alla quale prenderanno parte alcuni tra gli altri ministri. Ancora incerti sull’accettazione dei prestiti, i circa 72 miliardi a fondo perduto dovrebbero essere spesi tra il 2021 e il 2023, con il 37% di tale cifra dedicato a investimenti green e il 33% alla digitalizzazione. L’obiettivo è di far tornare a crescere il Pil nel corso dei prossimi anni, creando nel contempo 800.000 nuovi posti di lavoro. In aggiunta, ci dovrebbe essere anche un aggiornamento del sistema di tassazione, del sistema pubblico e della giustizia, anche se il focus principale rimangono le infrastrutture di base, il cuore dell’economia spagnola.

Il Portogallo farà invece affidamento al Primo Ministro, Antonio Costa, che dovrebbe allocare la maggior parte dei fondi (circa 26,1 miliardi) sulle aree più vulnerabili a livello sociale e con maggiore potenziale dal punto di vista produttivo e occupazionale. Il Governo portoghese sta considerando l’idea di utilizzare i fondi in alloggi pubblici a prezzi accessibili, come sostegno alle imprese e per reperire e creare materiale ferroviario. La creazione di risposte sociali, con particolare attenzione al servizio sanitario e agli alloggi, sembra essere un’altra priorità di Lisbona.

La Grecia, infine, ha in programma di spendere più della metà dei fondi per migliorarsi dal punto di vista ambientale e digitale, in piena linea con le indicazioni dell’Unione europea. Il Paese prevede che circa il 58% degli stanziamenti sarà investito in progetti di energia rinnovabile, tra cui isole di collegamento con la rete elettrica continentale, reti 5G e infrastrutture per le auto elettriche. Inoltre, 8,1 miliardi di euro saranno spesi per sostenere l’occupazione, sviluppando competenze finanziare e agevolando investimenti privati”.

Insomma, la corsa per rilanciare le economie e dare opportunità ai giovani, che sarebbe peraltro lo scopo principe del piano Next Generation Eu è partita. E l’Italia discute ancora.