Su cosa rischia un continente dove si erigono di nuovo muri e fili spinati avrebbe già detto tutto Victor Hugo: una guerra fra europei è una guerra civile. Ma oggi i conflitti non si combattono più necessariamente con fucili e cannoni ma a colpi di dazi, demagogia e procedure d’infrazione.
In passato non era così. Grazie anche all’azione di statisti come De Gasperi, Schuman, Adenaur, Spaak, Monnet, Kohl, Mitterand, dal 1957 al 2007 i poveri sono scesi dal 41% al 14% della popolazione europea e la ricchezza delle famiglie è cresciuta di ben quattro volte, con una riduzione delle disuguaglianze che non ha avuto eguali nella storia. L’ultimo decennio di crisi ha invece capovolto questo processo. Si sta allargando la forbice tra i ricchi e poveri e tra regioni arretrate e sviluppate. L’80% della nuova ricchezza va al 15% della popolazione più agiata. Crescono le asimmetrie, soprattutto per i giovani. In molti Stati membri i salari reali sono fermi ormai dal 2008. Per la prima volta da mezzo secolo, le nuove generazioni sono allo sbando: 23 milioni di europei tra i 15 e i 34 anni non studiano e non lavorano. Ben 118 milioni, il 24% della nostra popolazione, sono a rischio povertà o esclusione sociale. Un esercito che farebbe la fortuna di qualsiasi dittatore in un’Unione Europea composta da paesi ricchi retti però da amministrazioni statali impoverite. Servirebbe sentirsi una nazione.
L’azione dell’Associazione La Nuova Europa deve partire da questi numeri che sono gli unici che contano perché riguardano le persone. Oggi chi spaccia l’amor di patria per nazionalismo effettua un falso storico. Il primo convive con i valori democratici e trae forza anche dalla condivisione dell’esperienza europea e in Italia dal Risorgimento. Il secondo, a vedere come si muovono i partiti in prossimità delle elezioni europee, trasforma le imperfezioni comunitarie in un alibi per poter ricostruire un senso di Stato dopo tanta cessione di sovranità nei confronti dell’Ue. Non sembra ipotizzabile che una volta seduti sugli scranni del Parlamento Europeo, della Commissione o nel board della Banca centrale europea, i sovranisti contemporanei possano rinunciare alle poltrone, agli agi e alla vita privilegiata di ogni euroburocrate per scatenare una rivoluzione populista. Piuttosto è importante continuare a guardarsi dentro i confini nazionali e mantenere alta l’attenzione sulla scuola, sulla formazione, sulla libera informazione, promuovendo eventi ed iniziative che includano tutti i giovani che desiderano ribellarsi alla logica del declino, prima ancora culturale che politico ed economico.
Il nazionalismo odierno che spaventa l’Europa può infatti essere pericoloso se l’Europa fosse qualcosa di più di una confederazione, ma diventa invece una minaccia per gli assetti degli stati democratici, dove potrà svolgere con più facilità di movimento i suoi programmi. E’ una sfida decisiva. Da una parte, l’Unione, che si è consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le necessarie quanto tortuose decisioni comuni, ancora in cerca di una patria. Dall’altra, gli Stati, aggrappati alle bandiere, alla nostalgia delle divise e delle monete che si illudono di rappresentarla. In mezzo, piccole diatribe su deficit e procedure d’infrazione che nascondono il nulla delle ideologie.
Sulla base di queste considerazioni e preso atto dell’esperienza dei primi tre anni dell’Associazione, ora aderente anche al Movimento Europeo, pur nella sua naturale indipendenza, è urgente attivare tutti gli sforzi possibili su un calendario di azioni che possano costruire un’Europa più giusta e più equa.
Per tutti i movimenti e governi europei una agenda di lavoro con i seguenti punti qualificanti.
• Garantire il governo democratico della politica sociale, economica e monetaria;
• Sviluppare una vera politica estera, della sicurezza e della difesa;
• Assicurare alle cittadine e ai cittadini pari opportunità e diritti, benessere e sicurezza, senza differenze di censo e religione;
• Perseguire la realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile;
. Garantire e battersi per il rispetto delle diversità e l’inclusione, la riduzione delle diseguaglianze fra classi sociali, territori e generazioni;
• Promuovere investimenti strutturali socialmente sostenibili di lunga durata e una strategia industriale che riduca le differenze tra Eurozona e Unione allargata;
. Costruzione e rafforzamento di un’area monetaria integrata dove le imprese tendono a concentrarsi laddove ci sono i maggiori vantaggi, attuazione di politiche di riequilibrio, distribuzione e condivisione dei rischi;
• Rafforzamento di una politica di accoglienza – fonte di pace e dunque di reale forza e sicurezza – per chi ha subito l’affronto del disprezzo della dignità umana ma nel rispetto di chi invece si sente ingiustamente minacciato dai flussi migratori;
. Costruzione dell’Unione Fiscale che riduca la concorrenza sleale tra paesi e imponga ai grandi player della Rete di pagare le tasse nei paesi in cui producono fatturato e non dove hanno sede legale.
. Completamento dell’Unione Bancaria che mantenga però la possibilità di salvare gli istituti di credito in difficoltà con risorse pubbliche.
. Istituzione di un Ministero Unico del Tesoro che emetta debito comune attraverso strumenti di debito, dopo la condivisione del debito sopra il tetto del 60% di Pil;
. Trasformazione, previa modifica dello Statuto, della Banca Centrale Europea in prestatore di ultima istanza, come in tutti gli altri paesi del G7.
. Elezione diretta del Presidente della Commissione Europea e rafforzamento dell’attività legislativa del Parlamento Europeo con abolizione del voto all’unanimità;
. Destinazione di una quota non inferiore al 10% del bilancio quinquennale a favore della costituzione di un reddito di cittadinanza europeo;
. Istituzione di un tassa sulla ricchezza finanziaria prendendo spunto dalla Tobin Tax i cui proventi vadano al sistema scolastico europeo;
. Istituzione di un servizio civile europeo;
In questo quadro, l’Associazione La Nuova Europa deve continuare la sua battaglia di promozione e condivisione degli ideali di libertà dentro le istituzioni scolastiche, in rapporto con tutte le forze politiche, sociali e individuali, con i seguenti obiettivi per il prossimo triennio.
. Trasformazione della Scuola Altiero Spinelli di Ventotene in Scuola d’Europa;
. Promozione dell’insegnamento della Costituzione Italiana e dei Trattati Europei nelle scuole secondarie;
. Convenzioni mirate, come quella con la Società Dante Alighieri, per promuovere la diffusione della cultura democratica italiana attraverso lo studio della lingua stessa;
. Istituzione di una sezione specifica dell’Associazione, dedicata e composta esclusivamente da giovani sotto i 25 anni di età;
. Allargamento delle iniziative sul territorio, oltre il Ventotene Europa Festival, in scuole e centri culturali in tutta Italia;
. Sottoscrizione popolare per chiedere alla Banca Centrale Europea la stampa di una banconota in euro dedicata alla figura di Simone Veil;
. Lancio di una campagna per il Premio La Nuova Europa, da assegnare alla persona o all’associazione, che ha illustrato al meglio l’idea di condivisione dei valori europei;
. Individuazione di una figura autorevole cui proporre la Presidenza Onoraria dell’Associazione;