Perché noi giovani non leggiamo i giornali? Semplice: perché non ci viene naturale. Non è un gesto spontaneo, né di cui si sente il bisogno la mattina. E non perché non ci interessino politica o attualità, ma perché la stagione che stiamo vivendo marcia all’insegna del consumismo mediatico, per cui una notizia è tale per un massimo di 6-7 ore. E i giovani ne vengono a conoscenza nel giro di pochi minuti, grazie ai link che nei gruppi facebook vengono fatti rimbalzare da una bacheca all’altra e che, nel giro di mezza giornata, saranno già “vecchia storia”. Così, la mattina dopo, risulta inutile un giornale che riassume ciò che è successo in una giornata così distante dal lettore come quella di “ieri”. Basta internet. Basta il TG. A che pro leggere ciò che già si sa, con l’aggiunta di un paio di dettagli? Forse un po’ ingrati lo siamo, dato che quasi tutte le testate stanno cercando una formula per farci tornare a leggere. Chi cambiando il sistema di abbonamenti, chi cambiando i contenuti, chi convincendosi che basti trattare l’argomento più scabroso per raccattare attenzione. Ma l’analisi che, a mio avviso, andrebbe fatta è questa: nella stagione d’oro della carta stampata si mescolavano cronaca e opinione. E il giornale era la fonte di autorità che organizzava le due “erogazioni” di informazione. Oggi la cronaca è più veloce e completa sui social, poiché internet permette di confrontare varie fonti e testate diverse. L’opinione, invece, è certamente più veloce sui social, ma è confusa e troppo massiccia. Se c’è qualcosa che può infastidire noi giovani è l’inarrestabile proliferare di opinioni, che mette sullo stesso piano un articolo di un costituzionalista e un post su Facebook di un fenomeno del web. Manca un’intermediazione, manca qualcuno che metta ordine alle tante opinioni che ci sono. Quali più, quali meno autorevoli. Un giornalista dovrebbe essere, in percentuale minore, anche un po’ politico. Un giornale senza opinioni e che tratta solo fatti verrà letto da chi non ha i social: un pubblico che si restringe di più ogni giorno. C’è chi si lamenta del fatto che i giornali non parlano dei temi a noi vicini e che nella sezione cultura non trova mai i cantanti che piacciono a lui. Lo trovo un punto di vista egoistico e limitato. Come al giovane può non interessare l’intervista a Gino Paoli, al meno giovane può non interessare l’intervista alla Dark Polo Gang. Le varie testate, inoltre, da anni cercano di offrire ai giovani interviste agli artisti più in voga. Ma non è questo che cerchiamo in un giornale. Questa visione è frutto di un pregiudizio secondo cui alla nostra generazione interessano solo piccolezze, star del web e serie TV. Invece la politica è molto presente nei discorsi a scuola, al bar o nelle piazze. Certamente non è il principale argomento di discussione, ma se ne parla. E tentare di rincorrere le nostre passioni musicali o culturali su un giornale è una sfida che verrà persa, perché non ci interessa più tanto l’intervista ad un cantante di cui vediamo ogni giorno la vita sui social. Vorremmo piuttosto sapere cosa sta succedendo in Europa, quali sono le diverse idee per risolvere le diverse crisi che hanno scosso il nostro paese negli ultimi anni. I giornali sarebbero interessanti se ospitassero diverse linee e punti di vista, magari con opinioni in netto contrasto l’una con l’altra. Opinioni autorevoli e di diversa competenza potrebbero farci sentire al centro di un dibattito simile a quelli televisivi, ma su carta. Anche le inchieste ci interessano molto, ma sono sparite dalle edicole e sono emigrate nei libri o nelle trasmissioni televisive. Il giornalismo è diventato d’assalto in tv ed assopito su carta. O almeno questa è l’impressione che abbiamo. Per cui se si vuole che i due euro nei nostri portafogli siano spesi anche in giornali, è necessario riportare la politica su carta e sottrarla all’egemonia dei social. Anche perché c’è una generazione di ragazzi europeisti e nonviolenti che vuole sapere come rispondere alle argomentazioni dei filo-governativi. E se ci fosse un giornale che interpretasse questo compito, sono abbastanza certo che molti giovani lo comprerebbero.