Le tasse sono un’intesa non scritta tra le persone di una collettività e non pagarle significa non rispettare quel patto e non far parte di quella comunità. Non ha usato giri di parole Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza, una nuova lady di ferro che, unica al mondo, ha multato Google per 2,4 miliardi euro per abuso di posizione dominante nel settore delle vendite on line. Anche per questo, ha annunciato il numero uno dell’Antitrust comunitario, dal 2019 la nuova direttiva contro l’elusione fiscale chiuderà tutta una serie di cavilli che vengono usati dalle imprese per evitare di pagare tasse. “In questo modo le autorità europee potranno riscuotere circa 50 miliardi di euro che ora perdono ogni anno a causa dell’elusione fiscale”, ha specificato Vestager, intervenuta in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico alla Bocconi sotto gli occhi ammirati di Mario Monti, suo predecessore e anch’egli nemico giurato dei monopoli americani tanto da essere soprannominato “Super Mario”. La più volte ministro in Danimarca (dell’Educazione, degli Interni e dell’Economia) che qualcuno vorrebbe come prossima Presidente della Commissione Europea, ha auspicato la rapida introduzione di una normativa che preveda l’obbligo per le multinazionali di fornire informazioni pubbliche su quante tasse pagano in ciascun Paese, “country-by-country reporting”, uno schedario su tutte le aziende che le censisce e fornisce informazioni su dove, come e quanto pagano le tasse. Nella primavera dell’anno scorso, ha ricordato, “abbiamo proposto di introdurre un sistema di reporting pubblico country-by-country”, ma lotta contro oltre 25 multinazionali che non pagano le tasse non è ancora finita.
“Concedere trattamenti fiscali speciali può danneggiare la concorrenza”, secondo Vestager per il semplice motivo che sfavorisce invece chi non gode di questi benefici. Il riferimento sembrava essere a tutti quei colossi che hanno in corso contenziosi con i governi europei.