La Nuova Europa segue con interesse l’azione di Scomodo, il giornale di carta gratuito scritto da giovani studenti. Ecco, nelle parole della redazione di Scomodo, la loro ultima iniziativa: l’occupazione pacifica di un capolavoro dell’architettura, ormai un stato di abbandono: lo Stadio Flaminio di Roma.

Ieri pomeriggio abbiamo mobilitato oltre 400 ragazzi e ragazze per occupare lo Stadio Flaminio. La struttura, in abbandono dal 2011, per dimensioni (oltre 10.500 metri quadri di campo, più di 30.000 posti a sedere e altri impianti sportivi interni) e per il suo essere lo Stadio Comunale di Roma, ha assunto negli anni un grande significato per la città. Sembrerebbero necessari circa 5 milioni di euro per il restauro e oltre 1 milione annuo per la gestione, ma l’inettitudine amministrativa negli anni non è riuscita a sostenere progetto pubblici o interventi privati in grado di recuperare lo spazio.

Per questo abbiamo deciso di organizzare nel campo dello Stadio una Notte Scomoda più grande e d’impatto di tutte le altre, che potesse riportare il Flaminio al centro dell’attenzione della città e dell’amministrazione. Purtroppo, vista l’importanza dell’azione e del luogo, la reazione della forza pubblica è stata un dispiegamento di mezzi e uomini incredibile: durante l’arco della giornata, un uso spropositato di agenti in borghese ha impedito qualsiasi intervento precedente alle 17, ora in cui la polizia ha di fatto circondato il perimetro dello Stadio cercando d’impedire l’occupazione con oltre 10 blindati, un idrante e un numero incalcolabile di agenti.

Tutto ciò non ci ha impedito di entrare nello spazio e tentare di terminare i lavori che andavano avanti da giorni per rendere lo Stadio accessibile: primo fra tutti, lo sfalcio dell’erba incolta, portato a termine nonostante l’abbandono totale.

Dal prato del Flaminio abbiamo lanciato un segnale impossibile da ignorare per le istituzioni e la società, il massimo che potevamo ottenere visto l’intervento massiccio delle forze dell’ordine.
L’occupazione di uno spazio pubblico non è fine a se stessa, ma è volta a risvegliare gli animi sopiti di una cittadinanza inerme di fronte al disastro sociale, culturale e politico a cui assiste e partecipa giorno dopo giorno. Ciò è ancora più vero per uno stadio comunale abbandonato grande come il Flaminio, e l’allerta sollevata nella giornata di ieri ne è la più chiara dimostrazione.
Per noi, le Notti Scomode non sono solo “feste”, ma un tentativo di dimostrare, anche a chi lancia goffe note di biasimo e sminuimento nei confronti di un modello culturale e aggregativo unico nel panorama romano nell’arco di decenni, che una visione differente della città è possibile.

E anche la generazione a cui sono state offerte meno prospettive la può sognare.

Sogna Roma, sogna 
Ci vediamo sabato.

Le ragazze ed i ragazzi di Scomodo, mensile cartaceo indipendente.