A leggere le ultime statistiche, le polemiche sull’accoglienza dei migranti sembrano antistoriche. Ormai un lavoratore su dieci in Italia è straniero e la tendenza è in crescita. Ovviamente si tratta di lavoratori regolari, ma la ripresa economica si fa sentire anche sul fronte occupazionale. A rilevarlo è il Rapporto sugli stranieri e il mercato del lavoro in Italia, che sottolinea come l’incremento sia stato superiore alle 19mila unità nel caso dei cittadini UE (+2,4%), di 22.758 unità nel caso dei cittadini non UE (+1,4%), di 250mila unità per gli occupati italiani (+1,2%). Il dossier, pieno di cifre e spunti interessanti – curato dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione – mette in luce ‘’la complessità dello scenario migratorio nazionale, fatto di numerose comunità caratterizzate da specializzazioni settoriali e differenti livelli di partecipazione femminile al mercato del lavoro’’. L’incidenza degli occupati stranieri sul totale degli occupati è pari al 10,5% nel 2016 (era del 6,3% nel 2007) e, se si considerano i settori di attività economica, arriva al 16,6% in Agricoltura e al 17,1% nelle Costruzioni.
Nel 2016 la maggioranza delle persone straniere residenti (UE e non UE) si distribuisce in cinque Paesi: Germania (8,652 milioni), Regno Unito (5,641 milioni), Italia (5,026 milioni), Spagna (4,418 milioni) e Francia (4,408 milioni). In Italia, tra il 2010 e il 2016, la popolazione straniera residente ha conosciuto un incremento del 37,8%, con una crescita in valore assoluto pari a circa 1,4 milioni di unità. Un dato significativo se si pensa che sono stati anni di crisi economica e di perdita di posti di lavoro. La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2016 è di 5 milioni e 26mila persone, pari all’8,3% della popolazione complessiva. L’aumento rispetto al 2015 è di lieve entità. Nel 2016, la stima del saldo migratorio è pari a +135 mila unità, mentre nel 2015 tale saldo è stato pari a +133 mila unità: qualcosa in più degli italiani che invece hanno lasciato il paese nello stesso anno, in gran parte giovani. Un bilancio che fa pensare ma non deve indurre a conclusioni affrettate. Gli uni (gli stranieri) non hanno tolto il posto agli altri (gli italiani).
L’importanza dei lavoratori comunitari e non comunitari è cresciuta negli ultimi due lustri: l’incidenza percentuale sul totale degli occupati è infatti passata dal 6,3% del 2007 al 10,5% del 2016, con rilevanti differenze settoriali. Appunto, un lavoratore su dieci. Nel caso dell’Agricoltura la forza lavoro straniera pesa per il 16,6% del totale, circa 3 volte l’incidenza registrata dieci anni prima; nel Commercio si è passati dal 3,7% rilevato nel 2007 al 7,2% del totale degli occupati nel 2016; in Altre attività nei Servizi la presenza straniera è passata dal 5,9% al 10,7%. Gli andamenti mostrano, pertanto, un peso sempre più crescente della forza lavoro straniera nel mercato del lavoro.
Leggi il Settimo Rapporto Annuale stranieri nel mercato del lavoro in Italia