La notizia è passata piuttosto inosservata perché quel giorno i media erano tutti presi dal pugno di ferro di Emmanuel Macron sui migranti. Prenderemo solo rifugiati, ha intimato all’Italia il presidente francese. Eppure la France Press, timidamente, e poi Italia Oggi per prima su carta, hanno messo l’accento su una cosa non da poco: la Corte dei Conti transalpina ha di fatto bocciato i conti pubblici di Francois Hollande. In particolare, ha rivisto al rialzo il deficit, a legislazione vigente, ovvero senza considerare le misure annunciate dal giovane neo inquilino dell’Eliseo. Il che, tradotto in modo brutale, significa che qualcuno ha sbagliato i calcoli sull’indebitamento, che quest’anno (per la verità non solo quest’anno) sarà sopra il fatidico 3% del Pil. Alla faccia di Maastricht e della grandeur ritrovata dei francesi.
Chissà che ne penserà Angela Merkel, ora che Macron vuole rilanciare l’Europa con il doppio autista franco-alemanno. A rileggersi quanto sostengono i magistrati contabili non ci sarebbe da stare allegri. La Corte dei Conti ha infatti previsto uno slittamento verso l’alto del deficit pubblico al 3,2% del Pil per il 2017 “senza misure di forte aggiustamento”, insomma una manovra, da parte del governo, che ha subito annunciato misure necessarie e dolorose dopo aver suonato l’allarme. Il dato è dello 0,4% più alto rispetto all’obiettivo del 2,8% fissato dal precedente governo di Hollande. Non siamo al caso greco, ma la notizia dovrebbe fare rumore. Il ‘riconteggio’ è stato chiesto dal nuovo premier, Edouard Philippe, allo scopo di poter disporre di dati “trasparenti” per il mandato di 5 anni di Emmanuel Macron e la stima è stata effettuata dalla Corte dei Conti a “politica invariata” e cioè, appunto, sulla base delle decisioni prese dal precedente esecutivo e non dalle promesse elettorali di En Marche. I revisori francesi hanno criticato con severità l’ex presidente socialista, che accusano di aver pubblicato dei bilanci “non sinceri”. Delicatezza tutta francese per non dire falsi. Il rischio di slittamento sugli obiettivi di deficit, hanno spiegato i giudici, deriva peraltro da un male che noi italiani conosciamo molto bene: una stima a ribasso della spesa pubblica.
Ma il punto non è questo. Da sempre i governi che si insediano sostengono di non trovare i conti in ordine. Memorabile Giulio Tremonti, che nel 2001 annunciò in diretta televisiva con tanto di lavagna e bacchetta di aver trovato un mega buco nei conti lasciati dal centrosinistra. Il punto è un altro, tutto politico. C’è da vedere se ora Bruxelles oserà chiedere una manovra correttiva al governo di Parigi, che viaggia anche con un debito sopra il 100% del Pil, visto che per le stessa entità al nostro esecutivo è stata chiesta dalla Commissione Europea in fretta e furia una correzione di bilancio in primavera. Già questa è l’Unione a doppia velocità: a chi si tirano le orecchie e a chi no.
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