a cura di Gianvito Brunetti

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), varato nell’agosto del 2021, è giunto, come da previsione iniziale, oltre la metà del suo percorso. Attualmente, la sua scadenza è fissata per giugno 2026, salvo eventuali proroghe, attese da più parti ma non ancora ipotizzate dalla Commissione Europea.

Al momento, il piano italiano, ha ricevuto la sesta rata, mentre il governo si appresta a richiedere la settima. Secondo le rilevazioni ufficiali dell’Osservatorio della Camera dei Deputati, l’erogazione delle rate da parte della Commissione Europea sembra procedere secondo l’originario cronoprogramma, come confermato anche dalla premier. Durante l’ultima conferenza stampa del Consiglio dei Ministri sul PNRR, la premier ha dichiarato: “Oggi entriamo nella fase due del PNRR, la fase più importante, quella della concreta attuazione delle riforme e della messa a terra di tutti gli investimenti strategici”.

L’immagine fornita dal governo sullo stato d’attuazione però non è trionfalistica. Gli stessi rappresentanti del governo di via XX Settembre hanno mostrato riluttanza al punto da arrivare a definire lo stesso Piano “una politica keynesiana all’amatriciana”. Queste dichiarazioni hanno alimentato le critiche delle opposizioni, che vedono in esse un’indicazione di ritardo sulla tabella di marcia.

Guardando ai numeri, è fondamentale ricordare come funzioni il Next Generation EU, da cui il PNRR è prevalentemente finanziato. A differenza di altri strumenti utilizzati dall’Unione Europea, il Next Generation EU non realizza l’erogazione dei fondi sull’avanzamento fisico delle opere, ma sul raggiungimento di obiettivi specifici, detti milestone e target, che devono avere un impatto positivo sull’economia europea. È quindi importante sottolineare che l’Italia, a fronte di una dotazione complessiva di 194,4 miliardi di euro (ai quali si aggiungono i fondi del Piano Nazionale Complementare), dovrà raggiungere 618 obiettivi entro il 31 giugno 2026, suddivisi in dieci rate semestrali. Tali obiettivi riguardano macro-temi come la transizione ecologica e digitale.

Data la natura del piano, va ricordato che le rate ricevute dall’Italia sono state più volte rimodulate a seguito della revisione del piano stesso. Nel 2023 ci sono state due variazioni, e un’ulteriore revisione è stata realizzata nel 2024. Anche gli obiettivi sono stati modificati, con un primo cambiamento avvenuto a partire da dicembre 2022 che ha portato a un rinvio della conclusione del progetto stesso.

Obiettivi e Traguardi PNRR

Rata Scadenza Obiettivi Raggiunti  Obiettivi Previsti Differenza Rata
Terza 12/22 54 55 –  500 mln
Quarta 06/23 28 27 +  500 mln
Quinta 12/23 54 69 –    6.9 mld
Sesta 06/24 –    2.5 mld
Variazione complessiva rimanente dalla settima alla decima 
Da 7° a 10° 06/26 349 * 249

 

*comprende i 100 obiettivi posticipati tra le varie rate 

 

La riduzione degli obiettivi raggiunti ha causato un naturale accumulo di quelli da raggiungere nelle rate successive, provocando così uno scostamento che, per l’ultima rata, comporterà l’erogazione di 28,5 miliardi di euro, contro i 18,1 miliardi precedentemente previsti.

La gestione del PNRR in Italia e del Next Generation EU in Europa ha naturalmente attirato l’attenzione della Corte dei Conti Europea che ha reso pubblico il suo rapporto lo scorso 2 settembre. Dalla relazione presentata da Ivana Maletić, è emersa una difficoltà generale riguardo ai tempi e alla gestione delle risorse stabilite dalla Commissione: “Lanciamo un segnale d’allarme (…) perché a metà percorso i Paesi UE avevano attinto a meno di un terzo dei finanziamenti previsti ed erano avanzati di meno del 30% verso i traguardi e gli obiettivi prefissati”. La Corte dei Conti ha quindi suggerito di prorogare i tempi previsti per evitare strozzature nell’esecuzione delle misure verso la fine del ciclo di vita del dispositivo e ridurre il rischio di spese inefficienti o irregolari.

Nel rapporto sull’Italia emerge comunque una situazione complessivamente sufficiente, dato anche il maggior numero di obiettivi rispetto alla media europea. L’Italia ha incassato il 58% delle risorse complessive, un valore superiore alla media europea.

Anche la Banca Centrale Europea è intervenuta sullo stato di attuazione del Next Generation EU, durante la riunione del Consiglio Direttivo di luglio. È emerso che, oltre al mantra “presto e bene”, è necessario “porre maggiore enfasi sull’efficacia piuttosto che sulla velocità”, per evitare inefficienze legate a una capacità amministrativa limitata da parte delle autorità di attuazione. Con queste considerazioni il Consiglio Direttivo della BCE ha fornito un sostegno all’Italia e al governo Meloni, che, come già evidenziato, hanno mostrato interesse per una proroga sui tempi.

Questi due pareri evidenziano come non solo l’Italia, ma molti Paesi membri stanno faticando a rispettare i tempi previsti per l’attuazione del Next Generation EU. Tuttavia, l’Italia, dovrà affrontare una fase particolarmente critica nei prossimi anni, soprattutto per evitare un sovraccarico.

Appare evidente quindi come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenti un’opportunità senza precedenti per l’Italia, ma anche una sfida complessa nella sua attuazione. A metà del suo percorso, i segnali contrastanti: se da un lato l’erogazione delle rate da parte della Commissione Europea sembra procedere secondo il cronoprogramma iniziale, dall’altro lato le continue rimodulazioni degli obiettivi e i ritardi accumulati stanno creando una crescente pressione sul governo.

Sarà quindi fondamentale mantenere alta la capacità amministrativa e progettuale del Paese per assicurare che le risorse disponibili vengano utilizzate in maniera efficiente, garantendo così la realizzazione degli ambiziosi obiettivi del PNRR, con particolare attenzione alle transizioni ecologica e digitale.