Il seguente contributo è parte della rubrica “Europa al voto” nata dalla collaborazione tra La Nuova Europa e la redazione de Lo Spiegone. Questo articolo è a cura di Cecilia Marconi
Le imminenti elezioni europee, nelle quali verranno eletti i membri del Parlamento europeo, rivestono un’importanza fondamentale per l’agenda politica dell’Ue, considerato il centrale ruolo dell’organo legislativo. Tuttavia, nonostante la loro rilevanza, queste elezioni spesso registrano una bassa partecipazione. Riflettendo così la percezione diffusa di una grande distanza tra le istituzioni e i cittadini europei.
Le elezioni europee
In molti Paesi, tra cui l’Italia, le elezioni europee sono comunemente viste sia dalle forze politiche sia dagli elettori come un referendum sulla gestione dei partiti di governo, piuttosto che come un’occasione per eleggere rappresentanti per un organo legislativo sovranazionale.
Ma in realtà le elezioni europee sono fondamentali. Dalla futura composizione del Parlamento dipenderà la perdita di consenso per l’approvazione di obiettivi strategici per il futuro dell’Unione, oppure il loro rilancio.
I partiti euroscettici oggi stanno guadagnando consensi in tutti i Paesi membri. Questo significa che i loro rappresentanti potrebbero ottenere un numero significativo di seggi a giugno. Anche a fronte di questa eventualità, è essenziale riflettere sull’importanza della partecipazione attiva al processo democratico dell’Unione.
Che cos’è il deficit democratico
Il deficit democratico viene inteso come la distanza percepita tra i funzionari dell’Unione e i cittadini comuni, che si traduce nella mancanza di un senso tangibile della partecipazione democratica ai processi decisionali. Questo deficit mina le basi della legittimità istituzionale della più grande Unione sovranazionale al mondo. La quale si è sempre posta come garante dei processi democratici e della cooperazione tra i suoi Stati membri.
Il deficit democratico è comparso fin dai primi processi di integrazione tra gli Stati, durante la trasformazione dei primi sistemi di cooperazione economica in complessi apparati istituzionali sovranazionali.
Nel tempo, queste istituzioni si sono fatte carico di responsabilità sempre più ambiziose e complesse, in ambiti una volta interamente nelle mani dei governi nazionali: politiche monetarie, industriali, ambientali e via dicendo. Con la crescita del livello di cooperazione tra Stati membri e del potere dell’Unione, si è cominciata a sentire la necessità di coinvolgere i cittadini dei processi decisionali.
Dal deficit democratico…
Per migliorare la propria legittimazione democratica, la proto-Ue si impegnò in un importante processo di integrazione, mirato a migliorare i suoi meccanismi rappresentativi.
Una delle misure emblematiche fu il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo mediante l’adozione del Trattato di Amsterdam nel 1999. Questo trattato conferì al Parlamento un ruolo più influente nel processo legislativo dell’Ue. Consentendogli di deliberare su una vasta gamma di questioni, inclusa l’immigrazione, la giustizia e gli affari interni.
Inoltre, dal 2014, a ciascun gruppo parlamentare dell’Ue è stato richiesto di designare pubblicamente un candidato principale (conosciuto come Spitzenkandidat) per presiedere la Commissione europea. Questo è un tentativo interessante di coinvolgere i cittadini Europei facendo loro scegliere attivamente la “Testa dell”Ue”. Sebbene il sistema abbia finora incontrato difficoltà a causa di lotte intestine nei gruppi, si auspica che possa funzionare più efficacemente in futuro.
Parallelamente, sono state adottate ulteriori misure volte a migliorare la trasparenza dei processi decisionali. Le misure includono la trasmissione in diretta degli incontri dei funzionari delle principali istituzioni, la pubblicazione delle agende e degli ordini del giorno, e l’istituzione di un registro per le lobby.
Infine, vi sono state anche iniziative volte a coinvolgere direttamente i cittadini. Tra il 2021 e il 2022, gli organismi dell’Unione Europea hanno promosso la “Conferenza sul futuro dell’Europa”. La Conferenza è stata concepita come un’ampia piattaforma di dialogo e ha visto la realizzazione di una serie di discussioni guidate dai cittadini. Le sessioni hanno fornito a individui provenienti da tutta Europa la possibilità di condividere le proprie idee e contribuire alla definizione del nostro destino comune.
…all’Euroscetticismo
Nonostante le iniziative di democratizzazione dell’Ue, le critiche nei confronti del deficit democratico persistono. Di solito, l’argomentazione del deficit e della percepita lontananza degli organi europei dal comune cittadino vanno a braccetto con una rappresentazione dell’Unione come un centro tecnocratico. In cui i potenti funzionari lavorano per “bypassare” i processi politici nazionali.
Questa rappresentazione è il pilastro centrale della propaganda dei partiti definiti euroscettici. Questi ultimi hanno sempre fatto parte del panorama politico europeo, guadagnando terreno in modo significativo dalle elezioni del 2014. L’ondata di euroscetticismo di quegli anni è culminata nell’uscita del Regno Unito dall’Ue.
Se il loro principale argomento è che l’integrazione europea mini le prerogative della sovranità nazionale, i partiti euroscettici di destra si concentrano sull’idea che l’Ue eccessivamente burocratica e “sprecona”. A questo, si unisce l’accusa, volta all’Unione, di “incoraggiare” livelli elevati di immigrazione, che danneggerebbero l’identità e le tradizioni nazionali dei Paesi Membri.
D’altra parte, l’euroscetticismo di sinistra, soprattutto in vista della controversa gestione Ue della crisi del debito sovrano, si basa sulla percezione che l’Unione sia un’organizzazione ferocemente neoliberista. Essa sarebbe responsabile dell’austerità e promotrice della privatizzazione che si pone al servizio del grande business a discapito della classe lavoratrice.
L’aumento dell’influenza delle forze euroscettiche crea nuove sfide per l’integrazione europea, dato che tali partiti promuovono posizioni nazionaliste e anti-establishment, alimentando il dibattito sull’identità e il futuro dell’Unione.
Proiezioni e realtà delle elezioni
Le proiezioni indicano che, come sta succedendo a livello nazionale in molti Paesi, le prossime elezioni segneranno probabilmente un importante spostamento verso la destra. I partiti populisti di destra radicale otterranno un maggiore consenso e guadagneranno seggi in tutta l’Ue. Viceversa, i partiti di centrosinistra e i verdi subiranno perdite.
Questo significativo spostamento politico avrà pesanti ripercussioni sulle politiche europee, influenzando le scelte di politica estera ed interna dell’UE, in particolare riguardo alle questioni ambientali – è probabile che la nuova maggioranza esprima posizioni contrarie a una strategia ambiziosa per affrontare i cambiamenti climatici.
Tuttavia, secondo gli ultimi sondaggi dell’Eurobarometro le priorità chiave per i cittadini europei sono l’impoverimento della classe media e bassa, la crescente esclusione sociale e il sostegno alla sanità pubblica. Vi è un forte sostegno per l’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro, così come per la difesa e la sicurezza dell’Ue.
Inoltre, gli argomenti prioritari della campagna variano a seconda della generazione. Per la fascia di popolazione più anziana la difesa e la sicurezza sono la prima priorità. D’altra parte, i millennial danno la priorità al sostegno dell’economia e alla creazione di posti di lavoro e la Gen Z si concentra sulla lotta al cambiamento climatico.
Le prossime sfide dell’Ue
Data la diversità delle priorità tra i gruppi, le istituzioni europee affrontano una sfida significativa nel tentativo di apparire più democratiche e attente alle esigenze dei cittadini. La prima sfida è quella di un’elevata partecipazione in tutti i Paesi membri. Nel 2019, ci fu una partecipazione record, attribuita a una maggiore consapevolezza dell’importanza delle elezioni europee, all’emergere di sfide transnazionali e agli sforzi dei partiti politici e dei movimenti civici nel promuovere il coinvolgimento elettorale.
Sforzi simili sarebbero necessari ora, dato che l’Unione si trova davanti a sfide molto complesse, tra cui i cambiamenti climatici, le guerre, l’avvento dell’intelligenza artificiale, e un possibile secondo mandato presidenziale di Donald Trump. In questo contesto, il senso del voto alle elezioni diventa ancor più significativo.
Fonti e approfondimenti
- Camera dei deputati. La Conferenza sul futuro dell’Europa
- ECFR. 2024. A sharp right turn: A forecast for the 2024 European Parliament elections
- European Union. EP Spring 2024 Survey: Use your vote
- Moravcsik, A., “The Myth of Europe’s Democratic Deficit,” Intereconomics: Journal of European Public Policy (November-December 2008). 331-340.