5 milioni di studenti fuorisede e le elezioni europee alle porte, cosa potrà andare storto? Fino a due settimane fa, tutto! Ma fortunatamente la Commissione affari costituzionali del Senato il 22 febbraio ha approvato l’emendamento proposto da Fratelli d’Italia che consentirà ai soli studenti fuori sede nella loro città di domicilio, differente da quella di residenza, di votare alle elezioni europee, che ricordiamo si terranno l’8 e 9 giugno 2024.
La problematica del voto fuorisede si è imposta con maggior vigore nell’agenda politica con l’aumento progressivo dei flussi d’immigrazione studentesca da una regione all’altra negli ultimi anni. In particolare, la lontananza dalla propria città di residenza comporta delle spese spesso ingenti, a causa dei costi del trasporto ferroviario/aereo, che rendono quindi quasi impossibile la partecipazione attiva del giovane cittadino alle consultazioni nazionali, comunali e regionali. Ciò rendeva l’Italia, dopo Malta e Cipro, il solo Stato membro privo di una legge capace di tutelare questa fascia di elettori.
La questione del voto fuorisede è infatti in campo da diverso tempo, ma solo di recente è stato approvato un emendamento che ne porterà la sperimentazione alle prossime europee. Già nel 2019, la deputata del PD e ex Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, insieme ad altri parlamentari, aveva promosso una legge per consentire il voto “mobile”. Questa iniziativa al tempo fu sostenuta da diverse associazioni universitarie, come Sapienza in movimento e Volt. Secondo gli attivisti, l’implementazione di questi meccanismi avrebbe potuto incrementare sensibilmente la partecipazione alle elezioni, garantendo una più equa rappresentatività.
Ci sono però stati degli attori pubblici che più di altri sono stati determinanti in questo processo. In particolare The Good Lobby Italia, un’organizzazione non profit dedita a promuovere la democrazia, l’uguaglianza e la giustizia sociale nella speranza di incidere sulle decisioni pubbliche ed “esercitare pressione” sulle istituzioni per tutelare il bene comune e i diritti di tutti, specialmente delle persone emarginate ponendosi come obiettivo quello di formare i cittadini e aiutarli a diventare difensori delle cause in cui credono, spaziando dall’ambiente all’uguaglianza, dal lavoro alla salute. Proprio loro, insieme ad altre associazioni, sono stati infatti i promotori della campagna #iovotofuorisede presentandosi di fronte al Senato e chiedendo a gran voce un’accelerazione dei tempi di approvazione della legge delega già passata alla Camera dei Deputati ma rimasta bloccata nel l’iter burocratico italiano.
“Siamo arrivati alla mobilitazione proprio perché abbiamo capito che non ci stavano ascoltando. Quando abbiamo capito che i tempi erano stretti ma non si stava smuovendo niente (la legge era stata approvata nel luglio 2023 dopo la nostra mobilitazione, ma non è stata ancora votata al Senato) ci siamo sentiti in dovere di fare qualcosa. In questo lasso temporale abbiamo organizzato incontri con i senatori, ma ancora niente si stava muovendo – ci dice Fabio Rotondo, Policy Officer dell’organizzazione – Sfruttando l’occasione di Sanremo, abbiamo iniziato la staffetta sotto il Senato, abbiamo lanciato la matita come simbolo per il voto e abbiamo portato avanti un “bombardamento” (pluri)mediatico per far sì che questa legge venisse approvata. Il giovedì di Sanremo ho ricevuto un messaggio che mi annunciava con un comunicato stampa, la proposta di emendamento. È stato un messaggio inaspettato e che mi ha tolto (solo) qualche chilo di ansia dalle spalle”.
Il lobbying è spesso visto come un qualcosa di oscuro e non trasparente quando in realtà, continua Rotondo, può essere uno strumento “fondamentale per la democrazia” perché “significa portare l’attenzione dei politici e istituzioni il proprio punto di vista”. La sfida è leggerlo come “un strumento neutro che può essere utilizzato per fini non chiari, per interessi particolari di un’azienda privata, ma anche per portare alla luce degli interessi comuni, come facciamo noi con la nostra associazione. Non che gli interessi privati siano cattivi, anzi! Ma ci sono alcuni attori privati che potrebbero usare questo strumento in maniera illecita. Quindi è importante avere una regolamentazione e noi in Italia ci battiamo per averla, con la nostra campagna “Una legge sul lobbying, per il bene della democrazia”.”
Proprio in virtù di questo credo e con questo orientamento Rotondo ci ricorda che la sperimentazione non è una legge e che ancora circa 4,3 milioni di elettori rimangono fuori. Ecco quindi che si profila il secondo importante step di questo percorso: “Ad aprile inizieremo una campagna per invitare la gente a votare, anche se ci sono diversi ostacoli: per esempio in diversi comuni (circa 3.000) insieme alle europee ci saranno le comunali amministrative, e purtroppo non si può votare da fuorisede, così come non potranno votare i lavoratori fuori sede, le persone ospedalizzate e altre categorie. Voteranno solo gli studenti: visto che i tempi erano corti si è giunti a questo compromesso. Il voto degli studenti è un emendamento al decreto elezioni, mentre noi stavamo spingendo per approvare la legge delega. La legge delega è stata approvata a luglio scorso e si è poi bloccata, non è stata ancora approvata in Senato: questa permetterebbe di far votare anche i lavoratori. Il prossimo step è far sì che la legge delega venga approvata e puntiamo a farla approvare entro l’estate e se ne occuperebbe il ministero dell’interno, come di sua competenza. Sulle campagne future, la legge sul lobbying e la continuazione con l’iter legislativo, la campagna del conflitto di interessi. Insomma: vogliamo mettere al pari l’Italia con gli altri paesi Europei.”
Fonti e approfondimenti