Una testimonianza da “2024 Voices – Citizens Speak Up!”, il progetto che permette a cittadini e cittadine di mettersi in gioco, esprimere le proprie opinioni e soprattutto contribuire attivamente al dibattito europeo.  

Per l’Unione europea una cittadinanza attiva esercitata dai giovani è alla base di una democrazia prospera e proattiva e molti sono i ragazzi e le ragazze che a loro volta avvertono la necessità o il desiderio di contribuire in modo concreto alle decisioni che si ripercuotono sulla quotidianità politica e civile del proprio Paese. Ci sono tuttavia ancora molti ostacoli che impediscono alle nuove generazioni di essere determinanti nella gestione della cosa pubblica. Troppo spesso mancano le fondamenta strutturali; tempi e spazi di dialogo orizzontale con una risonanza tali da sensibilizzare i decisori politici.

Debating Europe – l’unità di coinvolgimento dei cittadini del think tank di Bruxelles Friends of Europe – ha quindi deciso di sovvertire l’ordine degli addendi dando forma ad un canale efficace per incanalare questa necessità sociale. Dal 2019 infatti organizza focus group nei quali si condividono idee e prospettive per trovare soluzioni da sottoporre ai decision makers UE. In vista delle elezioni europee di giugno 2024, il team di DE ha inoltre dato il via ad una serie di incontri con l’obiettivo di raggiungere persone tra i 18 e 40 anni provenienti da Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia e fare lo stesso, ma su ampia scala. Gli appuntamenti sono stati tematizzati dando forma a 4 diversi panel: Pace e Sicurezza, Economia, Democrazia, Cambiamento climatico. I partecipanti riunitisi online hanno così avviato un esercizio di democrazia che porterà alla stesura di un report destinato alla nuova classe dirigente europea. La Nuova Europa, da sempre interessata alla voce dei giovani, ha voluto dare risonanza a questa iniziativa dando la parola a chi si è messo in gioco. Condividiamo con voi la testimonianza di Michelangelo Baroni, studente italiano: 

“Non è stata richiesta esperienza o conoscenza del tema scelto e non c’erano risposte giuste o sbagliate, qui conta davvero la tua opinione. Ogni partecipante inoltre riceve, per il tempo speso, un voucher o la possibilità di donare l’importo a Save the Children. Personalmente, sono venuto a conoscenza di questa iniziativa tramite passaparola e ho colto l’occasione per partecipare ad un dibattito su Pace e Sicurezza. L’ho scelto perché è quello che poteva stimolare discorsi inerenti ai diritti umani. Basti pensare alle persone costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di guerra o instabilità, scenari oggi più che mai sotto gli occhi dell’opinione pubblica. È per questo che, nel corso della nostra chiacchierata, abbiamo discusso della necessità di un esercito europeo, ci siamo interrogati su chi debba gestire un eventuale attacco e se noi ci sentiamo al sicuro. È stata anche citata la guerra in Ucraina e ne ho approfittato per portare l’attenzione sul diverso sistema di accoglienza e gestione dei migranti ucraini, giustamente accolti, rispetto ad altre popolazioni che raggiungono l’Europa dal Mar Mediterraneo, trattati spesso alla stregua di essere umani di seconda categoria. Mi aspettavo si sarebbero presentate più persone all’incontro in cui ho partecipato, so che in altri panel l’affluenza è stata considerevole. Il lato positivo è che in questo modo, nonostante il poco tempo a disposizione, ognuno è riuscito a dire la sua e siamo riusciti a confrontarci andando oltre alle domande proposte dalla moderatrice che teneva le fila del dibattito. Sono stato contento di aver partecipato all’iniziativa, ma terminata la chiamata mi sembrava di aver avviato discussioni interessanti e averle lasciate a metà. Credo sarebbe ancora più efficace ampliare il tempo a disposizione, serve più tempo per discutere di tematiche complesse. Spero di poterlo fare nei prossimi dibattiti del programma che coinvolgeranno direttamente politici ed esperti nel confronto”.