In attesa dell’elezione del nuovo presidente della Commissione prevista durante la sessione plenaria dal 15 al 18 luglio e alla luce dell’accordo sui top job che la designerebbero nuovamente a capo della Commissione, tiriamo le prime conclusioni sull’operato di Ursula von der Leyen, prima donna a presiedere l’esecutivo europeo.

 

Sébastien Maillard, dell’Istituto Jacques Delors, l’ha descritta “presente nelle crisi”. Indubbiamente il ruolo della presidente uscente della Commissione europea è stato quello di rispondere incessantemente e con crescente reattività ad un’escalation di scenari conflittuali.

I tre pilastri del suo operato

Dal 1° dicembre 2019, giorno del suo insediamento, Ursula von der Leyen ha dovuto gestire questioni delicate e spesso di portata globale.

Potremmo riassumere le direttrici dell’intervento della presidente con le tre milestones degli ultimi anni: l’avvento della pandemia di Covid-19 e il piano di ripresa economica conseguente, la crisi russo-ucraina e quella dell’energia, l’emergenza climatica e la difficoltà sociale ed economica di affrontare la transizione richiesta dal Green Deal.

Ricordiamo infatti il gigantesco piano da 750 milioni per rilanciare l’economia della zona comunitaria, simbolo tangibile di solidarietà economica, denominato Next Generation EU; la risposta e il sostegno incondizionato sin dall’inizio del conflitto a Kiev e al presidente Zelensky che ha portato all’apertura ufficiale per i negoziati di adesione con l’Ucraina il 25 giugno e l’implementazione della strategia per porre fine alla dipendenza energetica nei confronti di Mosca.

Non da ultimo sotto gli occhi di tutti in questo quinquennio è stata la risposta alla crisi ambientale con l’ambizione di fare dell’Europa il primo continente con un impatto climatico zero per il 2050 ed allo stesso tempo prendere misure per arrestare il declino della biodiversità. Queste buone risoluzioni si concretizzano, tra le altre misure, nel ridurre le emissioni di CO2 di almeno 55% da qui al 2030 in confronto al 1990, nonché mettere fine alla vendita di macchine termiche nel 2035. Nonostante il Green Deal sia stato individuato da molti come il principale successo legislativo della presidenza, non possiamo non citare il compromesso a svantaggio degli standard di partenza imposto dalle proteste degli agricoltori all’inizio del 2024.

 

Parola chiave: conciliazione

Questo paradosso mostra però solo alcune delle difficoltà che la presidente si è trovata a dover affrontare nel corso del suo mandato conciliando il più delle volte forze politiche antagoniste tra loro e con obiettivi in netto contrasto. Ripercorriamo alcuni episodi salienti.

Von der Leyen, pur essendo stata confermata come Spitzenkandidat del PPE, non ha sempre avuto rapporti rosei con il suo partito. I popolari, nel corso di questi cinque ultimi anni, l’hanno accusata di aver perseguito una politica eccessivamente verde e sociale, lontana dagli orientamenti della CDU, il partito conservatore tedesco d’origine dell’ex cancelliera Angela Merkel.

Dal canto loro gli Stati membri invece le hanno spesso mostrato gratitudine, come dimostrato da questa seconda nomina, in particolare nel caso della gestione dei vaccini contro la pandemia e nella protezione di quelli che potrebbero essere definiti interessi talvolta contraddittori, come il nucleare, la riforma del mercato dell’energia, il piano di recupero post-Covid.

Tuttavia, questa “presidenzialità” è stata ampiamente criticata da chi, interpretando il ruolo del presidente della Commissione come figura di tutela assoluta dei trattati, non ha visto di buon occhio la prassi di consultazione da lei adottata con molti vertici politici nazionali.

Un bilanciamento delle parti e un’apparente neutralità riflessa soprattutto dalla gestione della crisi israelo-palestinese. Pur commentando i fatti di Rafah come “inaccettabili” le posizioni degli Stati membri sono assai diversificati, con Paesi che riconoscono apertamente in un forte gesto politico la Palestina e situazioni come quella tedesca dove per ottenere il passaporto tedesco c’è l’obbligo di riconoscere Stato di Israele.

E ora?

In questi ultimi giorni – con tanto fervore delle stesse istituzioni italiane nella figura di Giorgia Meloni – il Consiglio europeo è giunto a maggioranza qualificata a confermare nella corsa verso un secondo mandato l’ex ministra della difesa tedesca considerandola affidabile nel delicato momento storico in cui si trova l’Unione.

A fare da ago della bilancia adesso sarà il Parlamento europeo che, già in questa prima plenaria sarà chiamato ad esprimere il proprio parere tenendo conto del possibilismo della stessa Von der Leyen per una coalizione ad ampio spettro che al momento non esclude né i Verdi né i Conservatori e riformisti europei.

 

Fonti

  • 1) «Tener fede alla promessa fatta all’Europa — Storia della Commissione von der Leyen », Commissione europea, 2024.
  • 2) «Tener fede alla promessa fatta all’Europa — Storia della Commissione von der Leyen — Cronologi », Commissione europea, 2024.
  • 3) Lucas Bauer, «Bilan – Elections européennes : quels sont les grands textes adoptés par le Parlement entre 2019 et 2024 ? », Libération, 10 maggio 2024.
  • 4) Ludovic Lamant, «Commission européenne : Ursula von der Leyen veut rempiler et crispe les eurodéputés LR », Mediapart, 19 febbraio 2024.
  • 5) Timothée Vilars, «À Maastricht, Ursula von der Leyen seule contre sept au jeu du grand débat », Le Nouvel Obs, 30 aprile 2024.
  • 6) Virginie Malingre, «Élections européennes : pour Ursula von der Leyen, un début de campagne semé d’embûches », Le Monde, 9 aprile 2024.
  • 7) «Ursula von der Leyen, présidente de la Commission européenne, reçoit l’aval des conservateurs pour un second mandat », Le Monde, 7 marzo 2024.
  • 8) Virginie Malingre, «La reconduction d’Ursula von der Leyen, enjeu central des élections européennes », Le Monde, 4 marzo 2024
  • 9) «Ursula von der Leyen brigue un deuxième mandat à la tête de la Commission européenne », Le Monde, 19 febbraio 2024.
  • 10) Virginie Malingre, «Ursula von der Leyen part en campagne pour un nouveau mandat à la tête de la Commission européenne », Le Monde, 19 febbraio 2024.
  • 11) Jean Quatremer, «UE : Ursula von der Leyen, un deuxième mandat pour que rien ne change ?», Libération, 19 febbraio 2024.